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LA MADONNA DI ROIO E LE SPOGLIE DELL'EREMITA DELLA CITTÀ SANTA



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L'AQUILA - Le spoglie di Celestino V a Collemaggio e la statua della madonna del Santuario di Roio. Stavolta manca San Bernardino, ma i "punti cardinale" della visita di Benedetto XVI restano, ineluttabilmente, gli stessi della precedente, storica, visita di Papa Giovanni Paolo II. Era il 30 agosto del 1980. Si festeggiava il seicentenario della nascita di San Bernardino (che, pur "da Siena" aveva deciso di morire nella "sua" L'Aquila e perciò qui venne sepolto). Un giovane Wojtyla, quasi a segnare da principio il suo pontificato (cominciato nel 1978 e che in 27 anni ha registrato ben sei visite ufficiali in Abruzzo e 112 "scappatelle" sui monti del Gran Sasso per sciare o passeggiare), decise di rendere omaggio al "grande comunicatore" senese Bernardino.

E in quella giornata così vicina alla data (28-29 agosto) della Perdonanza che però non era ancora rinata nella sua versione moderna (sarebbe avvenuto nel 1983, grazie soprattutto a Errico Centofanti sotto l'amministrazione "illuminata" di don Tullio De Rubeis) toccò non a caso queste due "stazioni".

Al mattino rese omaggio alla Madonna di Roio, accompagnato dal cardinale Cralo Confalonieri che era stato l'amatissimo arcivescovo dell'Aquila e, quindi, tenne, sul sagrato del Santuario, un discorso ai giovani sulla "coerenza di San Bernardino" che è stato considerato il "manifesto" della nascita dei "Papa boys". Con quella visita, Wojtyla compiva la seconda tappa del suo pellegrinaggio nei "Centri Mariani" (sommo riconoscimento successivo solo a Notre Dame di Parigi), in una chiesetta costruita nel 1625, ampliando la precedente dedicata a San Leonardo. Una volta ampliata, prese il titolo di Santa Maria della Croce perché di fronte alla chiesa sorgeva, da diversi secoli, su un basamento di pietra, una croce, piantata da alcuni cavalieri di ritorno dalle Crociate. Dunque, accanto alla nascente città dell'Aquila, i crociati vollero un "Calvario", simile a quello di Gerusalemme. Anche nella "nuova Gerusalemme", si avviò la pia pratica della "via Crucis".

Quella stessa statua, che portata dalla Puglia da pastori transumanti che l'avevano trovata in un bosco dove avevano avuto la visione di una madonna in carne ed ossa, e che secondo la pia leggenda non volle restare nell'Abbazia di San Giovanni di Lucoli tornando nottetempo a Roio, quella stessa statua oggi sarà trasportata presso la Scuola della Guardia di Finanza al cospetto di Benedetto XVI.

Nel pomeriggio di quel 30 agosto 1980, Giovanni Paolo II tenne un'omelia sul sagrato della Basilica di Collemaggio in cui non citò mai il nome del "padrone di casa", il suo predecessore per giunta santo (seppure con il nome di Eremita e non con quello da Papa), Celestino V. Ma che fosse voluta o meno quell'omissione, Wojtyla testimoniò il dovuto rispetto al Papa del Morrone andandosi ad inginocchiare, seppure in forma privata, davanti al mausoleo contente le sue spoglie come testimonia la famosa foto degli Archivi Vaticani. Quelle stesse spoglie, salvatesi rocambolescamente anche dalla notte della fine del mondo dopo averne passate davvero di tutti i colori (compreso un misterioso sequestro, nel 1988) saranno oggetto di venerazione di Benedetto XVI che donerà significativamente il suo Pallio.

Si corona l'antico sogno degli aquilani di un "riconoscimento" vaticano per Celestino. Certo, non lo si voleva soltanto dopo un simile disastro. Ma la storica giornata di oggi potrebbe essere un punto di partenza decisivo per la "nuova" città.

Angelo De Nicola