«PIANA DI NAVELLI, FERMATE LO SCEMPIO SULLA SS17»
«Gravissimo ed inaudito», in una parola uno scempio. Ora, a sbancamenti consumati, sono tutti contro i lavori di ampliamento della strada statale 17 lungo la Piana di Navelli. L’altro giorno è sceso in campo il presidente dell’Anci, Antonio Centi, con un appello al direttore regionale dei beni culturali e paesaggistici, Roberto Di Paola (il quale, al Tg3, ha annunciato che riesaminerà la questione); ieri è stata la volta di Legambiente il cui presidente abruzzese, Antonio Ricci, ha diffuso una nota di fuoco «contro lavori di inaudito impatto paesaggistico».
Ricci, nella nota, chiede «l’immediata sospensione dei lavori prima che i luoghi lungo il tracciato siano irrimediabilmente compromessi». «È incredibile ed orribile quello che sta avvenendo nella Piana di Navelli - denuncia il rappresentante dell’associazione ambientalista-. Sbancamenti colossali, per una larghezza addirittura superiore a quella di un’autostrada, sopraelevate e svincoli che non sarebbero giustificati nemmeno nella più degradata periferia industriale. Tutto questo sta avvenendo in Abruzzo nel 2006, in una vallata che aveva conservato un elevatissimo valore paesaggistico».
Oltre al danno, secondo Legambiente, anche la beffa: «Appena qualche mese fa l’Italia ha ratificato la ”Convenzione per il Paesaggio”, emanata dalla Comunità Europea, impegnandosi ad adottare tutte le misure di salvaguardia paesaggistiche. Nessuno si opponeva all’allargamento della statale, ma quello che si sta realizzando è qualcosa che va molto al di là del ragionevole intervento».
Secondo il presidente di Legambiente Abruzzo, «sembra incredibile che quest’opera possa aver superato tutte le autorizzazioni. Possibile - chiede Ricci - che Regione, Direzione generale dei Beni paesaggistici, Sovrintendenza e quant’altri enti abbiano concesso all’Anas la possibilità di questo scempio? Chiediamo l’immediata sospensione dei lavori- conclude il dirigente abruzzese di Legambiente- per evitare che questo danno sia portato a compimento e per consentire una verifica profonda del progetto. Legambiente promuoverà ogni iniziativa in tutte le sedi».
Il primo allarme degli ambientalisti era stato lanciato nel febbraio scorso da Italia Nostra i cui esponenti Giovanni Cialone e Fausto Corti, chiesero la sospensione dei lavori per un’opera che «sta determinando- dissero- la devastazione di una delle aree più belle del comprensorio aquilano, ricco di siti archeologici e bellezze architettoniche, in parte investiti direttamente dall’opera».
Ricci, nella nota, chiede «l’immediata sospensione dei lavori prima che i luoghi lungo il tracciato siano irrimediabilmente compromessi». «È incredibile ed orribile quello che sta avvenendo nella Piana di Navelli - denuncia il rappresentante dell’associazione ambientalista-. Sbancamenti colossali, per una larghezza addirittura superiore a quella di un’autostrada, sopraelevate e svincoli che non sarebbero giustificati nemmeno nella più degradata periferia industriale. Tutto questo sta avvenendo in Abruzzo nel 2006, in una vallata che aveva conservato un elevatissimo valore paesaggistico».
Oltre al danno, secondo Legambiente, anche la beffa: «Appena qualche mese fa l’Italia ha ratificato la ”Convenzione per il Paesaggio”, emanata dalla Comunità Europea, impegnandosi ad adottare tutte le misure di salvaguardia paesaggistiche. Nessuno si opponeva all’allargamento della statale, ma quello che si sta realizzando è qualcosa che va molto al di là del ragionevole intervento».
Secondo il presidente di Legambiente Abruzzo, «sembra incredibile che quest’opera possa aver superato tutte le autorizzazioni. Possibile - chiede Ricci - che Regione, Direzione generale dei Beni paesaggistici, Sovrintendenza e quant’altri enti abbiano concesso all’Anas la possibilità di questo scempio? Chiediamo l’immediata sospensione dei lavori- conclude il dirigente abruzzese di Legambiente- per evitare che questo danno sia portato a compimento e per consentire una verifica profonda del progetto. Legambiente promuoverà ogni iniziativa in tutte le sedi».
Il primo allarme degli ambientalisti era stato lanciato nel febbraio scorso da Italia Nostra i cui esponenti Giovanni Cialone e Fausto Corti, chiesero la sospensione dei lavori per un’opera che «sta determinando- dissero- la devastazione di una delle aree più belle del comprensorio aquilano, ricco di siti archeologici e bellezze architettoniche, in parte investiti direttamente dall’opera».