"ECCO LA RICETTA PER SALVARE L'ECONOMIA ABRUZZESE"
«Opporsi alla globalizzazione è oggi ragionevole come protestare contro il cattivo tempo- spiega Ardingo-. Le attività di produzione, consumo e circolazione sono sempre più organizzate su scala globale. La concorrenza, la produttività ed infine la competizione hanno già luogo in una ragnatela globale di reti aziendali. Le reti a larga banda stanno diventando le nuove autostrade su cui viaggiano le informazioni e costituiranno sempre più la nuova morfologia sociale; la loro diffusione modificherà in modo sostanziale l’operare e i risultati dei processi di produzione, di potere e di cultura di un territorio». Dunque, il sistema economico abruzzese non è al passo con i tempi...
Ricerca e formazione: altre due grossi ”buchi neri” nel sistema Abruzzo. O no?
Pare di capire che sarà lo stesso mercato a ”selezione” la futura forza lavoro, o no?
«Esatto. L’uguaglianza tecnologica realizzabile tramite la diffusione di infrastrutture a larga banda accrescerà, invece che diminuirle, le differenze tra gli utenti connessi e costituirà il vero divario perché sposterà la discriminante dall’accesso digitale alla capacità di produrre valore attraverso la conoscenza. Il mercato sceglierà i migliori segmenti generatori di valore e scarterà luoghi, imprese e individui non competitivi o peggio ancora, privi dell’accesso».
L’Abruzzo, secondo lei, sarà fuori o dentro?
«I luoghi e gli individui generatori di valore purchè inclusi, potranno trovarsi ovunque. Come ovviamente anche i territori e gli individui esclusi potranno essere dappertutto. Il mondo si sta dividendo in spazi distinti tra loro, caratterizzati però da differenti regimi temporali. L’escluso vivrà in un’altra epoca. All’interno di un simile scenario, in aggiunta ai dati negativi sull’istruzione, sulla conoscenza e sulla ricerca, il sistema Abruzzo, come d’altra parte il sistema Italia, perde significative quote di mercato, è schiacciato dalle tariffe più alte del mondo per elettricità, energia, telefoni; è strangolato dalla burocrazia più principesca del pianeta e deve fare i conti con l’impennata dei costi, con una produttività immobile, con una competitività in costante discesa, con l’export in calo e con un sistema finanziario debole, ulteriormente fiaccato dai numerosi recenti scandali».
Il Titanic affonda...
«Vedo un treno carico di gente che festeggia, che sta correndo veloce verso un ponte che non c’è. È la sindrome del Titanic. Mentre il Titanic, già avvertito in precedenza da numerosi messaggi inascoltati di altre navi, urtava rovinosamente l’iceberg, l’orchestra ricevette l’ordine di suonare per dare l’impressione che tutto fosse sotto controllo: andarono oltre e suonarono fino all’affondamento, senza cercare di salvarsi. Urlare e dibatterci quando saremo in acqua, non ci aiuterà».