Galleria del Gran Sasso, dove il fronte del no ha battuto gli scienziati
L’AQUILA - Quando il ”no” paga. Quando le proteste, i blocchi, i cortei, i ricorsi al Tar, insomma le barricate, battono la legge. È accaduto in Abruzzo, dove ha vinto il ”fronte del no” contro il terzo tunnel del Gran Sasso. Ovvero la terza galleria, nella pancia della montagna da aggiungere ai due trafori autostradali di 11 chilometri, a servizio della sicurezza dei Laboratori dell’Istituto di fisica nucleare (Infn) tra i più importanti al mondo. Un’opera finanziata (60 milioni di euro) con la legge 366/90 che aveva spaccato non solo la regione tra contrari (in particolare Comune e Provincia di Teramo, Parco del Gran Sasso, ed in generale l’intero mondo degli ambientalisti) e favorevoli (in particolare Comune e Provincia dell’Aquila ed mondo della scienza in generale).
«Certo niente di paragonabile alla Val di Susa- dice Maurizio Acerbo, segretario abruzzese di Rifondazione, uno dei leader del ”fronte del no” al terzo tunnel e, oggi, di nuovo sulle barricate contro la Tav tanto che ieri sera ha guidato la fiaccolata di solidarietà a Pescara-: in Abruzzo, ambientalisti e popolazioni locali con in testa svariare amministrazioni comunali, hanno piegato poteri forti ed un certo trasversalismo del ”fronte del sì”. Fatti i debiti paragoni, la vittoria del ”fronte del no” ha, secondo noi, tracciato un metodo perché chi ha protestato ha anche indicato soluzioni alternative che, in parte, ora si stanno attuando, sfatando la becera accusa che noi saremmo contro la ricerca scientifica e che per colpa nostra i Laboratori avrebbero chiuso».
Un’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, nel maggio scorso, ha infatti cambiato la destinazione dei fondi legati alla progettazione ed alla realizzazione del terzo traforo; milioni sfilati all’Anas e affidati al commissario straordinario per il Gran Sasso, Angelo Balducci, e che dovranno servire alla messa in sicurezza dei Laboratori. I lavori sono in corso.
«Una grande occasione perduta- tuona, di contro, il consigliere regionale Giorgio De Matteis (Udc), ex assessore ai Lavori pubblici e tra i leader del ”fronte del sì”-. La logica dello scontro, peraltro strumentalizzato, ha snaturato la logica della realizzazione e dell’utilità di una grande opera pubblica progettata a norma di legge e, dunque, con le carte in regola. Situazioni, in Abruzzo come in Val di Susa, che spiegano il ritardo italiano in Europa nelle grandi infrastrutture. Non a caso, contro la Tav non protestano gli ambientalisti francesi».
Ambientalismo all’italiana. Anzi, all’abruzzese. Quello del terzo tunnel è un precedente «destinato a far storia contro la ”legge obiettivo” e contro il suo profeta, il ministro Lunardi- dice Augusto De Santis, referente per l’acqua del Wwf Abruzzo-. È stata la prima grande opera della legge-obiettivo di Lunardi ad essere stata bloccata a seguito di proteste popolari. Gli incidenti sotto i Laboratori che hanno fatto ”ribollire” alcuni fiumi abruzzesi, hanno dimostrato che avevamo ragione. E che l’alternativa c’era, eccome».
«Certo niente di paragonabile alla Val di Susa- dice Maurizio Acerbo, segretario abruzzese di Rifondazione, uno dei leader del ”fronte del no” al terzo tunnel e, oggi, di nuovo sulle barricate contro la Tav tanto che ieri sera ha guidato la fiaccolata di solidarietà a Pescara-: in Abruzzo, ambientalisti e popolazioni locali con in testa svariare amministrazioni comunali, hanno piegato poteri forti ed un certo trasversalismo del ”fronte del sì”. Fatti i debiti paragoni, la vittoria del ”fronte del no” ha, secondo noi, tracciato un metodo perché chi ha protestato ha anche indicato soluzioni alternative che, in parte, ora si stanno attuando, sfatando la becera accusa che noi saremmo contro la ricerca scientifica e che per colpa nostra i Laboratori avrebbero chiuso».
Un’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, nel maggio scorso, ha infatti cambiato la destinazione dei fondi legati alla progettazione ed alla realizzazione del terzo traforo; milioni sfilati all’Anas e affidati al commissario straordinario per il Gran Sasso, Angelo Balducci, e che dovranno servire alla messa in sicurezza dei Laboratori. I lavori sono in corso.
«Una grande occasione perduta- tuona, di contro, il consigliere regionale Giorgio De Matteis (Udc), ex assessore ai Lavori pubblici e tra i leader del ”fronte del sì”-. La logica dello scontro, peraltro strumentalizzato, ha snaturato la logica della realizzazione e dell’utilità di una grande opera pubblica progettata a norma di legge e, dunque, con le carte in regola. Situazioni, in Abruzzo come in Val di Susa, che spiegano il ritardo italiano in Europa nelle grandi infrastrutture. Non a caso, contro la Tav non protestano gli ambientalisti francesi».
Ambientalismo all’italiana. Anzi, all’abruzzese. Quello del terzo tunnel è un precedente «destinato a far storia contro la ”legge obiettivo” e contro il suo profeta, il ministro Lunardi- dice Augusto De Santis, referente per l’acqua del Wwf Abruzzo-. È stata la prima grande opera della legge-obiettivo di Lunardi ad essere stata bloccata a seguito di proteste popolari. Gli incidenti sotto i Laboratori che hanno fatto ”ribollire” alcuni fiumi abruzzesi, hanno dimostrato che avevamo ragione. E che l’alternativa c’era, eccome».