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LAUREE ”HONORIS CAUSA”: «SI STA ESAGERANDO»



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L'AQUILA - «Capisco, ci mancherebbe altro, la ricerca all'immagine ed alla pubblicità che rientra nel gioco delle parti, ma credo proprio che con le lauree honoris causa si stia esagerando». Non usa mezzi termini il Magnifico rettore dell'Università dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, sulla ”moda” tutta italiana di assegnare lauree honoris causa a go-go.

Ed avanza anche una proposta. «Si tratta di riconoscimenti, di premi a rockstar e personaggi pubblici come nei casi più eclatanti di Vasco e Valentino Rossi- dice Di Orio-. Ebbene non c'è nulla di male che un Università assegni un simile benemerenza. Ma non possono passare per lauree che, al contrario, vanno assegnate per meriti culturali e scientifici e che, per giunta, hanno lo stesso identico valore della laurea, diciamo, così normale. È inevitabile che l'ambito titolo, in questa maniera, finisce per svilirsi».

Il rettore Di Orio rivendica il fatto che l'Università aquilana sia tra le più parsimoniose in Italia in fatto di honoris causa. «In ossequio alla linea di condotta del nostro Ateneo- dice- che ha portato ad concedere tali riconoscimenti, ad esempio, a personaggi della levatura di Alex Zanotelli o della giornalista algerina Salina Ghezali, simbolo della rivolta contro i tragici fatti algerini, sotto la mia gestione è stata assegnata la laurea honoris causa in Biotecnologie a Sergio Dompè, un industriale altamente impegnato nella ricerca. È poi in attesa del via libera del Ministero, dopo la nostra convinta approvazione, la laurea honoris causa alla scrittrice Dacia Maraini, un nome sul quale non mi pare si possa discutere. Ecco, per noi la laurea è laurea, non un modo per tentare di guadagnare le prime pagine dei giornali. Se vorremmo dare dei premi a personaggi che valgono, lo faremo. Ma non saranno lauree».