IL GRAN SASSO GLI RICORDAVA LA POLONIA
L’AQUILA - Centododici ”scappatelle” sul Gran Sasso. Il numero delle sue visite non ufficiali, anzi top secret, sul Massiccio abruzzese è tale da suscitare un sorrisetto a dispetto del dramma. Sì, perchè l’immagine di un Papa sportivo e montanaro, un po’ guascone, che ”scappa” in tuta da sci e berretto di lana dagli impegni e dall’aria rarefatta delle stanze vaticane per una sciata o una passeggiata sui monti, questa immagine ormai diventata un’icona, è indissolubilmente legata all’Abruzzo. E, soprattutto, al Gran Sasso. Una montagna scelta sicuramente per la vicinanza con Roma ma anche perchè a Giovanni Paolo II ha sempre ricordato i suoi monti Tatra, in Polonia, dove fino al 1978 il prete Karol Wojtyla sciava in libertà.
Centododici scappatelle, un numero incredibile. Il segreto è stato squarciato ieri pomeriggio quando un commosso monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, nel corso della lunga diretta del TgUno ha detto: «Il papa è venuto sul Gran Sasso non ufficialmente un centinaio di volte». Centododici, ora lo sappiamo. Anche se, fino a ieri, alla Curia aquilana facevano finta di cadere dalle nuvole alla richiesta di conferme su possibili ”visite” del Papa. Delle quali spesso, si veniva a sapere a tarda sera, solo dopo un’indiscrezione filtrata dal Vaticano. E se le indiscrezioni uscivano di martedì, c’era da giurarci che il Papa aveva ancora una volta beffato tutti.
Quasi sempre, infatti, Giovanni Paolo II ha scelto per le sue scappatelle il martedì, ovvero il giorno in cui aveva meno impegni ufficiali: il suo giorno libero, insomma. E nelle sue 14 visite non ufficiali note in Abruzzo, Wojtyla ha spesso preferito il Gran Sasso. Otto sono stati i suoi ”blitz” (noti) nella zona del Massiccio: nel marzo 1984 a Montecristo (per sciare); il 12 luglio 1985 a Campo Imperatore (per passeggiare); nell’aprile 1991 ancora a Campo Imperatore (per sciare), il 13 aprile 1993 alla Fossa di Paganica (per fare sci di fondo); il primo febbraio 1994 a Montecristo (per passeggiare) a soli tre mesi dall’intervento chirurgico che l’11 novembre 1993 tenne tutto il mondo col fiato sospeso; il 5 aprile 1994 ancora alla Fossa di Paganica (per passeggiare e sciare di fondo) nell’ultima occasione in cui avrebbe inforcato gli sci; il 25 ottobre 1994 ancora sul Gran Sasso (per passeggiare) meta che avrebbe avuto anche il 6 febbraio 1998 ed il 4 aprile 2000. Dopo questa data nessuna indiscrezione fino al 14 luglio 2003 quando un pastore lo avrebbe riconosciuto ed il Papa, dalla sua auto, si sarebbe fermato regalandogli un rosario. Il 24 luglio successivo, invece, fu a sorpresa la Radio Vaticana a dare la notizia al mondo: «Il Papa si trova in gita sul Gran Sasso».
A queste, si aggiungono le altre scappatelle (note) in Abruzzo: il 16 febbraio 1987 a Ovindoli (per sciare); il 14 marzo 1989; il 28 dicembre 1990 e il 29 dicembre 1992 sempre a Campo Felice (per sciare). Finì sulle prime pagine quest’ultima scappatella a Campo Felice nel dicembre 1992, sempre un martedì. Fu una sorpresa per tutto il mondo. Ormai sulla soglia dei 72 anni, già minato nel fisico, nessuno avrebbe scommesso che il Papa potesse tornare a sciare. Ed invece, il Papa sciatore, per sei ore a temperatura meno 12 gradi, si dilettò lungo le varie piste e, fatto mai accaduto, s’avventurò anche tra gli altri sciatori senza farsi riservare una pista come era avvenuto nelle precedenti occasioni.
Il Papa sciatore, appunto. Quello che nell’84 sull’Adamello fece esclamare all’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini: «Lei, Santità, volteggia come una rondine!». D’altronde, l’amore del Papa per la montagna, in particolare per il Gran Sasso, è testimoniato dalle parole che lo stesso Wojtyla pronuncio nel 1993 all’Angelus recitato proprio sul Massiccio: «Il silenzio della montagna e il candore delle nevi ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti».
Un affetto, quello del papa per l’Abruzzo, testimoniato dalle ben sei visite ufficiali: il 30 agosto 1980 all’Aquila ed al traforo del Gran Sasso; il 19 marzo 1983 a San Salvo alla Siv-Vetro; il 24 marzo 1985 a Telespazio del Fucino; il 30 giugno 1985, a San Gabriele, Atri e Teramo; il 9 agosto 1986 a Rocca di Mezzo al raduno mondiale dei boy-scout e, infine, il 20 giugno 1993, a Campo Imperatore per benedire la piccola chiesetta della Madonna della Neve ricostruita e restaurata dagli alpini. Sul Gran Sasso, appunto.
Centododici scappatelle, un numero incredibile. Il segreto è stato squarciato ieri pomeriggio quando un commosso monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, nel corso della lunga diretta del TgUno ha detto: «Il papa è venuto sul Gran Sasso non ufficialmente un centinaio di volte». Centododici, ora lo sappiamo. Anche se, fino a ieri, alla Curia aquilana facevano finta di cadere dalle nuvole alla richiesta di conferme su possibili ”visite” del Papa. Delle quali spesso, si veniva a sapere a tarda sera, solo dopo un’indiscrezione filtrata dal Vaticano. E se le indiscrezioni uscivano di martedì, c’era da giurarci che il Papa aveva ancora una volta beffato tutti.
Quasi sempre, infatti, Giovanni Paolo II ha scelto per le sue scappatelle il martedì, ovvero il giorno in cui aveva meno impegni ufficiali: il suo giorno libero, insomma. E nelle sue 14 visite non ufficiali note in Abruzzo, Wojtyla ha spesso preferito il Gran Sasso. Otto sono stati i suoi ”blitz” (noti) nella zona del Massiccio: nel marzo 1984 a Montecristo (per sciare); il 12 luglio 1985 a Campo Imperatore (per passeggiare); nell’aprile 1991 ancora a Campo Imperatore (per sciare), il 13 aprile 1993 alla Fossa di Paganica (per fare sci di fondo); il primo febbraio 1994 a Montecristo (per passeggiare) a soli tre mesi dall’intervento chirurgico che l’11 novembre 1993 tenne tutto il mondo col fiato sospeso; il 5 aprile 1994 ancora alla Fossa di Paganica (per passeggiare e sciare di fondo) nell’ultima occasione in cui avrebbe inforcato gli sci; il 25 ottobre 1994 ancora sul Gran Sasso (per passeggiare) meta che avrebbe avuto anche il 6 febbraio 1998 ed il 4 aprile 2000. Dopo questa data nessuna indiscrezione fino al 14 luglio 2003 quando un pastore lo avrebbe riconosciuto ed il Papa, dalla sua auto, si sarebbe fermato regalandogli un rosario. Il 24 luglio successivo, invece, fu a sorpresa la Radio Vaticana a dare la notizia al mondo: «Il Papa si trova in gita sul Gran Sasso».
A queste, si aggiungono le altre scappatelle (note) in Abruzzo: il 16 febbraio 1987 a Ovindoli (per sciare); il 14 marzo 1989; il 28 dicembre 1990 e il 29 dicembre 1992 sempre a Campo Felice (per sciare). Finì sulle prime pagine quest’ultima scappatella a Campo Felice nel dicembre 1992, sempre un martedì. Fu una sorpresa per tutto il mondo. Ormai sulla soglia dei 72 anni, già minato nel fisico, nessuno avrebbe scommesso che il Papa potesse tornare a sciare. Ed invece, il Papa sciatore, per sei ore a temperatura meno 12 gradi, si dilettò lungo le varie piste e, fatto mai accaduto, s’avventurò anche tra gli altri sciatori senza farsi riservare una pista come era avvenuto nelle precedenti occasioni.
Il Papa sciatore, appunto. Quello che nell’84 sull’Adamello fece esclamare all’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini: «Lei, Santità, volteggia come una rondine!». D’altronde, l’amore del Papa per la montagna, in particolare per il Gran Sasso, è testimoniato dalle parole che lo stesso Wojtyla pronuncio nel 1993 all’Angelus recitato proprio sul Massiccio: «Il silenzio della montagna e il candore delle nevi ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti».
Un affetto, quello del papa per l’Abruzzo, testimoniato dalle ben sei visite ufficiali: il 30 agosto 1980 all’Aquila ed al traforo del Gran Sasso; il 19 marzo 1983 a San Salvo alla Siv-Vetro; il 24 marzo 1985 a Telespazio del Fucino; il 30 giugno 1985, a San Gabriele, Atri e Teramo; il 9 agosto 1986 a Rocca di Mezzo al raduno mondiale dei boy-scout e, infine, il 20 giugno 1993, a Campo Imperatore per benedire la piccola chiesetta della Madonna della Neve ricostruita e restaurata dagli alpini. Sul Gran Sasso, appunto.