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TRADIZIONALE INTERVISTA ”AL CAMINETTO” AL SINDACO



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«Dobbiamo tendere tutti a costruire una città nuova, una nuova Aquila, in uno Stato che sta cambiando ed in un Abruzzo che io sogno come una ”regione-città” in cui L'Aquila, riconosciuta dal nuovo Statuto quale capoluogo, reciti un ruolo da protagonista». Sarà per l'atmosfera natalizia, ma è un sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, ”nuovo” quello che si sottopone («Ben volentieri, ormai è una tradizione») alla consueta intervista ”al caminetto” di fine anno col Messaggero.

Domanda: ”Città nuova”: facile a dirsi...
Risposta. «È più facile criticare e fare dietrologia che assumersi ognuno le proprie responsabilità. Io ci sto provando. A volte faccio un passo in avanti, a volte ne faccio tre, ma faccio. Il lungo elenco di cose fatte, grazie anche alla continuità amministrativa con la precedente legislatura, lo dimostra. Così come lo dimostra il fatto che ho risanato una macchina comunale che era in condizioni disastrose mettendo mano a tutte le pratiche in sospeso. Basti considerare che le precedenti amministrazioni hanno accumulato debiti fuori bilancio per 20 miliardi di vecchie lire. Con quella somma quante cose avremmo fatto!».

D.: Un sindaco che pensa positivo, insomma...
R.: «Non mi sembra sia un male. Ciò non vuol dire che sono soddisfatto. Lo sono delle cose fatte e le ”benedizioni” che anche quest'anno arrivano dalle analisi di ”Sole 24Ore” e ”Italia oggi” certificano questo mio ottimismo».

D.: Il 2003 rischia di essere ricordato per l'allargamento della Giunta a 14 e per il processo per i rifiuti...
R.: «A settembre avevo detto che avrei fatto una verifica, insieme ai partiti di maggioranza coi quali il sindaco concorda tutte le scelte programmatiche, del lavoro degli assessori. Ne ho sostituiti 3 e fatti 2 nuovi. Dunque, non s'è trattato di far fuori qualcuno, ma solo di lavorare meglio. E finora mi pare che la squadra, sostenuta da una maggioranza compatta pur nella dialettica che contraddistingue le coalizioni, stia dando i suoi frutti».

D.: L'opposizione, però, dice il contrario e l'accusa persino di non legittimarla...
R.: «È l'opposizione a delegittimare se stessa. Dopo sei anni non è arrivata una sola proposta ma solo offese, insulti, e dietrologia. L'opposizione ha scelto il ruolo dell'arbitro, un ruolo di per sé antipatico. Un giochetto che andava bene venti anni fa. La politica è cambiata. Qui si vince o si perde tutt'assieme».

D.: Non ha risposto sul processo...
R.: Un altro errore dell'opposizione che crede ancora che la politica si fa nelle aule giudiziarie. Sono assolutamente tranquillo: basta vedere le carte. Eppoi non sono accusato di reati infamanti. Ho solo votato una delibera».

D.: La città nuova si trova a far fronte a problemi vecchi, come la drammatica crisi del polo elettronico, o no?
R.: «Abbiamo difeso e difenderemo il polo elettronico. Ma questa città ha bisogno di nuove soluzioni. L'Università, per esempio: quella è la vera industria cittadina con ventimila iscritti, peraltro una fabbrica di cervelli. Su questo fronte dobbiamo lavorare. Così come sul quello del turismo».

D.: Magari aprendo Campo Imperatore nel momento clou della stagione...
R.: «In un anno, grazie alla creazione dell'Authority, abbiamo aperto la Scindarella e fatto il piano d'area: successi che non si sono ottenuti in 70 anni. Ma il problema resta che siamo l'unico Comune che continua ancora a gestire il turismo pesando sulle casse comunali. Il Centro turistico del Gran Sasso o va ceduto ai privati o, al massimo, deve essere gestito da una società pubblico-privata. Non mi interessa far languire un consiglio d'amministrazione in cui piazzare questo o quello facente capo ai partiti».

D.: Un sindaco proteso verso il nuovo. Secondo lei i cittadini stanno apprezzando lo sforzo?
R.: «Di certo molto più i cittadini che non quegli pseudo-intellettuali che non vogliono capire che la città è cambiata. Molto più i cittadini che non gli organi di informazione: spesso si fanno articoli senza nemmeno venire in Comune, senza vedere le carte, senza informarsi. E la stampa è una delle componenti decisive per compiere quello sforzo comune verso il nuovo».