GLI IRTI MOLLANO MACCAGNI
La famiglia Irti prende le distanze dal finanziere Sandro Maccagni. Si complica, se possibile, la vicenda legata alla "Irti Lavori Spa", la più grande impresa privata aquilana in ginocchio dopo le tre istanze di fallimento, per un totale di 30 milioni di euro, presentate da altrettanti istituti di credito (Carispaq, Bnl e Banca di Roma) che avevano sostenuto la Spa, evitando il crack, con cospicui prestiti.
La notizia delle istanze di fallimento (una "mazzata" viste le crescenti difficoltà della società di Sassa Scalo), anticipata ieri dal Messaggero, ha evidentemente fatto scattare la reazione degli Irti. Che si chiamano fuori. "La famiglia Irti- si legge in una nota- si dichiara amareggiata dalle ripetute affermazioni di coloro che la vogliono, a vario titolo, coinvolta in vicende alle quali, come noto, è ormai estranea. Si precisa che fino a quando la famiglia ha mantenuto un diretto controllo sulla Società che tutt'oggi porta il suo nome, ha sempre operato con il fine ultimo di garantire comunità e sviluppo dalla Società stessa (con particolare attenzione alla salvaguardia dei posti di lavoro ed alle aspettative dei creditori), fino anche alla sofferta scelta di cederne il controllo a chi ha dichiarato e continua a dichiarare di essere in grado di sostenere e rilanciarla. Pur nella implicita speranza- conclude la nota- che tali aspettative non vengono disattese, si ribadisce l'attuale estraneità alle scelte gestionali ed imprenditoriali della nuova proprietà".
Dunque, la famiglia sembra rispondere all'inquietante ipotesi che il sindaco aveva avanzata durante una trasmissione televisiva su Teleabruzzo. Tempesta aveva infatti indicato l'imprenditore milanese come un "killer autorizzato", adombrando l'ipotesi di un fallimento della Irti Lavori concordato tra Maccagni (amministratore unico dall'estate scorsa) e la stessa.
Ma la (tardiva, a questo punto) presa di distanza della famiglia, apre altri scenari non limpidi. Innanzitutto resta il dubbio su chi abbia portato e-o chiamato il finanziere Maccagni a prendere il totale controllo della Spa di Sassa Scalo agendo poi in nome e per conto della stessa società. Non solo. Resta da fare chiarezza sul bilancio della Irti, approvato a febbraio, che presenterebbe non poche incongruità con la reale situazione della società stessa.
E resta da chiarire chi, alla luce dell'istanza delle banche, fallirà: Maccagni (il finanziere si è accollato anche i notori debiti bancari?) o la famiglia Irti?
La notizia delle istanze di fallimento (una "mazzata" viste le crescenti difficoltà della società di Sassa Scalo), anticipata ieri dal Messaggero, ha evidentemente fatto scattare la reazione degli Irti. Che si chiamano fuori. "La famiglia Irti- si legge in una nota- si dichiara amareggiata dalle ripetute affermazioni di coloro che la vogliono, a vario titolo, coinvolta in vicende alle quali, come noto, è ormai estranea. Si precisa che fino a quando la famiglia ha mantenuto un diretto controllo sulla Società che tutt'oggi porta il suo nome, ha sempre operato con il fine ultimo di garantire comunità e sviluppo dalla Società stessa (con particolare attenzione alla salvaguardia dei posti di lavoro ed alle aspettative dei creditori), fino anche alla sofferta scelta di cederne il controllo a chi ha dichiarato e continua a dichiarare di essere in grado di sostenere e rilanciarla. Pur nella implicita speranza- conclude la nota- che tali aspettative non vengono disattese, si ribadisce l'attuale estraneità alle scelte gestionali ed imprenditoriali della nuova proprietà".
Dunque, la famiglia sembra rispondere all'inquietante ipotesi che il sindaco aveva avanzata durante una trasmissione televisiva su Teleabruzzo. Tempesta aveva infatti indicato l'imprenditore milanese come un "killer autorizzato", adombrando l'ipotesi di un fallimento della Irti Lavori concordato tra Maccagni (amministratore unico dall'estate scorsa) e la stessa.
Ma la (tardiva, a questo punto) presa di distanza della famiglia, apre altri scenari non limpidi. Innanzitutto resta il dubbio su chi abbia portato e-o chiamato il finanziere Maccagni a prendere il totale controllo della Spa di Sassa Scalo agendo poi in nome e per conto della stessa società. Non solo. Resta da fare chiarezza sul bilancio della Irti, approvato a febbraio, che presenterebbe non poche incongruità con la reale situazione della società stessa.
E resta da chiarire chi, alla luce dell'istanza delle banche, fallirà: Maccagni (il finanziere si è accollato anche i notori debiti bancari?) o la famiglia Irti?