TSA, FIORENZA: "NON MI DIMETTO"
Federico Fiorenza, ultimo atto. Il direttore artistico del Tsa, ieri, è andato in scena ieri nella parte di chi, alla vigilia dell'annunciata "trombatura" ("Spiacevole apprenderlo dalla stampa"), s'è voluto togliere tutti i sassolini dalla scarpe. Oggi, infatti, si riunisce il consiglio d'amministrazione sotto la nuova presidenza (quella pro-tempore del Governatore Giovanni Pace che ha sostituito Gigi Proietti) che dovrebbe ratificare la scadenza (24 febbraio) del contratto triennale di Fiorenza.
Esibite lettere di solidarietà da esponenti di rilievo del teatro italiano (Gabriele Lavia ed Alessandro Gassman in particolare) e riferite analoghe telefonate da numerosi colleghi di altri teatri, Fiorenza ha innanzitutto sottolineato i successi della "sua" squadra cementata dall'amicizia con Proietti e dall'affiatamento con i più diretti collaboratori Roberta Gargano e Giorgio Iraggi.
"Una squadra- ha detto- che ha avuto in Gigi Proietti, il "re mida" del teatro italiano perchè trasforma in oro tutto quello che tocca, un allenatore ed una guida d'eccezione che, mi ha detto per telefono, rimarrebbe volentieri come consulente dell'ente soltanto se l'assetto resta quello attuale".
In sei anni, da quando ha preso l'incarico nel 1997, secondo i dati forniti da Fiorenza, il Tsa è tornato sano sotto il profilo economico-gestionale ("Presi la gestione con 7 miliardi e mezzo di vecchie lire di debiti, ora siamo in pareggio") ma soprattutto è rientrato nel novero dei teatri pubblici ("Nel 1997, ve lo ricordate, ne eravamo fuori") imponendosi come uno dei più attivi sotto il profilo progettuale ("E la progettualità- ha insistito- oggi è l'essenza del teatro") fino all'exploit con la produzione "Così è se vi pare" nel riattivato teatro Brancaccio di Roma che in poche settimane incassò 600 milioni di lire. Progetti, grandi progetti di respiro internazionale che, secondo Fiorenza, ora rischiano di bloccarsi con la sostituzione in corsa di allenatore e panchina.
"Sarebbe stato più logico prendere tale decisione sei mesi fa e non all'ultimo momento". Dimissioni? "Nemmeno per sogno- ha detto Fiorenza-. Attendo le decisioni del consiglio di amministrazione che è sovrano. Mi permetto soltanto di chiedere al presidente Pace perchè, se una squadra funziona, si cambia allenatore. Al presidente Pace faccio un invito, fraterno e con umiltà, affinché il Tsa non sia soltanto un fatto della politica. Il teatro è passione, creatività, interazione con altre realtà, rapporto stretto con i cittadini. E soprattutto, non deve essere considerato un fatto regionale abruzzese, ma deve avere un respiro nazionale ed internazionale".
Quanto ai rapporti con l'Atam, secondo Fiorenza, non sono stati i difficili rapporti con questo ente ad aver determinato il suo allontanamento: "Non posso credere che l'asserita, quasi genetica, incompatibilità tra il direttore del Tsa e quello dell'Atam, Enzo Gentile, possa essere stata decisiva. Comunque, con l'Atam Proietti ha cercato di colloquiare per collaborare, ma non c'è stato verso. Siamo arrivati all'assurdo che l'Atam non distribuisce i nostri spettacoli perchè li ha ritenuti non in linea con la propria programmazione".
E Fiorenza, ora cosa farà? "Resto pur sempre un dirigente di questo ente, al quale ha dato tutto me stesso. Se collaborerò? Certo, di fronte a soluzioni di alto profilo quali un Maurizio Scaparro, un Lorenzo Salveti o un Luca Ronconi ne sarei felicissimo".
Esibite lettere di solidarietà da esponenti di rilievo del teatro italiano (Gabriele Lavia ed Alessandro Gassman in particolare) e riferite analoghe telefonate da numerosi colleghi di altri teatri, Fiorenza ha innanzitutto sottolineato i successi della "sua" squadra cementata dall'amicizia con Proietti e dall'affiatamento con i più diretti collaboratori Roberta Gargano e Giorgio Iraggi.
"Una squadra- ha detto- che ha avuto in Gigi Proietti, il "re mida" del teatro italiano perchè trasforma in oro tutto quello che tocca, un allenatore ed una guida d'eccezione che, mi ha detto per telefono, rimarrebbe volentieri come consulente dell'ente soltanto se l'assetto resta quello attuale".
In sei anni, da quando ha preso l'incarico nel 1997, secondo i dati forniti da Fiorenza, il Tsa è tornato sano sotto il profilo economico-gestionale ("Presi la gestione con 7 miliardi e mezzo di vecchie lire di debiti, ora siamo in pareggio") ma soprattutto è rientrato nel novero dei teatri pubblici ("Nel 1997, ve lo ricordate, ne eravamo fuori") imponendosi come uno dei più attivi sotto il profilo progettuale ("E la progettualità- ha insistito- oggi è l'essenza del teatro") fino all'exploit con la produzione "Così è se vi pare" nel riattivato teatro Brancaccio di Roma che in poche settimane incassò 600 milioni di lire. Progetti, grandi progetti di respiro internazionale che, secondo Fiorenza, ora rischiano di bloccarsi con la sostituzione in corsa di allenatore e panchina.
"Sarebbe stato più logico prendere tale decisione sei mesi fa e non all'ultimo momento". Dimissioni? "Nemmeno per sogno- ha detto Fiorenza-. Attendo le decisioni del consiglio di amministrazione che è sovrano. Mi permetto soltanto di chiedere al presidente Pace perchè, se una squadra funziona, si cambia allenatore. Al presidente Pace faccio un invito, fraterno e con umiltà, affinché il Tsa non sia soltanto un fatto della politica. Il teatro è passione, creatività, interazione con altre realtà, rapporto stretto con i cittadini. E soprattutto, non deve essere considerato un fatto regionale abruzzese, ma deve avere un respiro nazionale ed internazionale".
Quanto ai rapporti con l'Atam, secondo Fiorenza, non sono stati i difficili rapporti con questo ente ad aver determinato il suo allontanamento: "Non posso credere che l'asserita, quasi genetica, incompatibilità tra il direttore del Tsa e quello dell'Atam, Enzo Gentile, possa essere stata decisiva. Comunque, con l'Atam Proietti ha cercato di colloquiare per collaborare, ma non c'è stato verso. Siamo arrivati all'assurdo che l'Atam non distribuisce i nostri spettacoli perchè li ha ritenuti non in linea con la propria programmazione".
E Fiorenza, ora cosa farà? "Resto pur sempre un dirigente di questo ente, al quale ha dato tutto me stesso. Se collaborerò? Certo, di fronte a soluzioni di alto profilo quali un Maurizio Scaparro, un Lorenzo Salveti o un Luca Ronconi ne sarei felicissimo".