IN ABRUZZO IL MACEDONE ARRESTATO CON I MISSILI
L'AQUILA - Per almeno un mese, da metà giugno e metà luglio, ha soggiornato in Abruzzo il macedone di etnia kosovara arrestato sabato notte a Durazzo, in Albania, su un furgone carico di quattro missili "terra-terra" (provenienti dall'Italia e destinati ai ribelli macedoni) a bordo del traghetto di linea "Laura". È una presenza inquietante quella di His Rushan Tahiri, nato a Tetove (Macedonia), sposato, padre di 5 figli, ufficialmente membro di un'organizzazione non governativa che raccoglie fondi umanitari destinati in Albania. Certo, non è venuto in vacanza ad Arischia (frazione ad Ovest dell'Aquila dove, non a caso, la comunità macedone è numerosa) proveniente dall'Umbria dove da tempo lo tenevano sotto controllo soprattutto dopo che alcuni suoi due amici, simpatizzanti dell'Uck (l'esercito di liberazione del Kosovo) erano stati sorpresi a bordo di un'auto imbottita di materiale militare.
Gli investigatori della Questura di Perugia, che in collaborazione con la Sezione criminalità organizzata (Sco) abruzzese hanno "monitorato" tutti gli spostamenti di Tahiri, sospettano che l'uomo all'Aquila, ospite presso amici in una piccola frazione per non dare nell'occhio, sia arrivato non soltanto per tentare di depistare chi lo braccava ma anche per riorganizzare in Abruzzo gli aiuti umanitari da mandare in patria. Aiuti legali tra i quali, e qui sta il salto di qualità che ha fatto scattare l'allarme rosso, per la prima volta sono saltare fuori anche armi. E che armi! Sul furgone "Volkswagen" targato Macerata, tra prodotti alimentari e vestiario caricati a Fabriano (Ancona), chiusi in quattro tubi, c'erano altrettanti missili monouso di produzione polacca, con una gittata di circa 10 chilometri, acquistati dallo Stato sloveno nel '91. Come siano finiti nella mani dei trafficanti, forse rubati o comprati dai militari sloveni, non è stato ancora accertato. Si tratta, comunque, di un tipo di missile sconosciuto anche agli specialisti italiani della Missione Interforze, precipitatisi a Durazzo dopo l'arresto operato dalla polizia albanese.
Le indagini, stando a fonti della polizia di Tirana, starebbero portando alla luce inquietanti legami nel traffico internazionale di armi da guerra. Dunque, non è stata una vacanza quella di Tahiri nell'Aquilano, un caso del quale si era anche discusso (ma top secret) in un vertice sull'ordine e la sicurezza pubblica tenuto presso la Prefettura dell'Aquila. Oltretutto, nella perquisizione nell'abitazione occupata dall'uomo per alcuni giorni ad Arischia, gli investigatori hanno trovato e sequestrato tre cappelli dell'Uck e diversa documentazione ora al vaglio degli inquirenti. Con il macedone arrestato viveva anche un altro connazionale, già interrogato dalla polizia, la cui posizione è ancora da valutare.
Gli investigatori della Questura di Perugia, che in collaborazione con la Sezione criminalità organizzata (Sco) abruzzese hanno "monitorato" tutti gli spostamenti di Tahiri, sospettano che l'uomo all'Aquila, ospite presso amici in una piccola frazione per non dare nell'occhio, sia arrivato non soltanto per tentare di depistare chi lo braccava ma anche per riorganizzare in Abruzzo gli aiuti umanitari da mandare in patria. Aiuti legali tra i quali, e qui sta il salto di qualità che ha fatto scattare l'allarme rosso, per la prima volta sono saltare fuori anche armi. E che armi! Sul furgone "Volkswagen" targato Macerata, tra prodotti alimentari e vestiario caricati a Fabriano (Ancona), chiusi in quattro tubi, c'erano altrettanti missili monouso di produzione polacca, con una gittata di circa 10 chilometri, acquistati dallo Stato sloveno nel '91. Come siano finiti nella mani dei trafficanti, forse rubati o comprati dai militari sloveni, non è stato ancora accertato. Si tratta, comunque, di un tipo di missile sconosciuto anche agli specialisti italiani della Missione Interforze, precipitatisi a Durazzo dopo l'arresto operato dalla polizia albanese.
Le indagini, stando a fonti della polizia di Tirana, starebbero portando alla luce inquietanti legami nel traffico internazionale di armi da guerra. Dunque, non è stata una vacanza quella di Tahiri nell'Aquilano, un caso del quale si era anche discusso (ma top secret) in un vertice sull'ordine e la sicurezza pubblica tenuto presso la Prefettura dell'Aquila. Oltretutto, nella perquisizione nell'abitazione occupata dall'uomo per alcuni giorni ad Arischia, gli investigatori hanno trovato e sequestrato tre cappelli dell'Uck e diversa documentazione ora al vaglio degli inquirenti. Con il macedone arrestato viveva anche un altro connazionale, già interrogato dalla polizia, la cui posizione è ancora da valutare.
Angelo De Nicola