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BOMBA AL COMMISSARIATO DI AVEZZANO



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dal nostro inviato ANGELO DE NICOLA - AVEZZANO - Forse un'imperdonabile ingenuità, forse una sofisticata trappola. Di sicuro non c'entra il G8 ma il pacco-bomba esploso, ieri pomeriggio, nelle mani del capo del commissariato di Avezzano, ferendolo gravemente, ha ugualmente annichilito la cittadina abruzzese. Anche perchè, dietro quella esplosione che ha maciullato le mani al vicequestore Alessio Cesareo, potrebbe esserci una storiaccia legata al mondo delle estorsioni ed ai grandi appalti. "Roba di mafia" s'è lasciato sfuggire un poliziotto davanti alla sede dell'ufficio di polizia di Avezzano, la nuova sede che voleva far dimenticare, anche fisicamente, la vicenda nota come il "Commissariato dei veleni" che alcuni anni fa portò addirittura all'arresto di un ispettore (poi condannato) per aver messo della cocaina nell'auto di un giornalista. Di certo è stato usato del tritolo.

Il pacco, secondo quanto è stato spiegato ieri sera dal procuratore della Repubblica di Avezzano, Brizio Montinaro e dal questore dell'Aquila, Maurizio Ludovici, non è stato recapitato al Commissariato, ma ad un imprenditore locale del settore degli impianti elettrici che si sarebbe aggiudicato di recente un grosso appalto. L'imprenditore, P.P., 55 anni, ha ricevuto il pacco per posta da Frosinone giovedì scorso, 12 luglio. Nella nottata, l'uomo, accompagnato dal suo avvocato, s'è recato in commissariato per sporgere denuncia. Ha raccontato anche di essere stato più volte minacciato, di certo per gli appalti. La denuncia ed il pacco sono rimasti in commissariato fino a ieri quando il vicequestore Cesareo è tornato in sede. Nel primo pomeriggio, il dirigente ha voluto interrogare l'imprenditore: "Commissario, io non l'aprirei quel pacco. Non c'è nemmeno la provenienza..." gli avrebbe consigliato il destinatario. Finito l'interrogatorio, Cesareo è entrato nel suo ufficio. Ha scartato il pacco. Dentro c'era una videocassetta VHS. "Quando è andata a toccarla, è stato il finimondo" ha balbettato, in ospedale, l'agente Luciano Ciocca che era nella stanza con il dirigente e che è rimasto lievemente ferito al volto.

La tremenda esplosione ha spappolato la mano sinistra di Cesareo tranciata all'altezza del polso mentre i medici dell'ospedale di Avezzano hanno cercato ieri di riattaccare la mano destra. Le schegge hanno investito anche il volto del vicequestore: un occhio sarebbe a rischio. Altri frammenti sono stati estratti dall'addome. L'intervento chirurgico è stato seguito personalmente da Mario Spallone, il sindaco di Avezzano noto per essere stato il medico personale di Togliatti. Le condizioni di Cesareo, 44 anni, sono definite gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita. "Non è certo un fesso" dicevano di lui i colleghi, attoniti, ieri sera davanti al Commissariato, agenti abituati alle battaglie ma certo non alle bombe. Cesareo, infatti, oltre alla "rifondazione" del Commissariato, presidio strategico tra il Lazio e la Campania, nella lotta alle sempre più insistenti infiltrazioni della malavita organizzata verso nuovi territori di conquista come l'Abruzzo, di recente ha partecipato anche alla cattura dei sequestratori di Soffiantini lungo l'autostrada A24 al confine tra la Marsica e l'Abruzzo. Ma la bomba chi l'ha spedita? Su questo aspetto fondamentale è subito scattata una vasta operazione degli inquirenti. Ieri sera è stato di nuovo, ed a lungo, interrogato l'imprenditore. Forse non ha detto tutto quello che sa.

Angelo De Nicola