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SPALLONE: UNA DINASTY MARSICANA



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AVEZZANO (L'Aquila) - Il vecchio leone ruggisce nella sua tana. Ferito, secondo molti a morte, il Re leone Mario Spallone ("Il buffone di Re Lear" amava stroncarlo Aldo Natoli) ha difeso il suo branco ("Io sono il capo del clan") nella sua tana (il Municipio di Avezzano e non una delle sue cliniche). Non a caso ha ruggito da Avezzano. A Roma, il potente ed ossequiato Spallone è già stato "scaricato" mentre nella sua Marsica è ancora amatissimo. E assai famoso più per quelle che si suoi amici (affettuosamente) ed i suoi nemici (maliziosamente) chiamano "spallonate" (come la proposta di riallagare il Fucino; di riaprire le case chiuse; di ordinare una messa, lui comunista, per padre Pio) che per essere stato il medico personale di Palmiro Togliatti e di tutta la nomenklatura del Pci.

Non a caso il vecchio leone ruggisce ad Avezzano. A Roma aveva fatto strada, questo giovane medico approdato a Botteghe Oscure dalla Marsica dei cafoni così come era capitato al suo conterraneo Ignazio Silone. Qui, a Botteghe Oscure, il dottor Spallone aveva aperto un ambulatorio al piano terra: certificati e prescrizioni all'abbisogna e, soprattutto smistamento delle suppliche per poter operarsi in Russia. "Terra promessa" col quale "il compagno Mario" avviò fin da allora stretti rapporti (era il sanitario di fiducia anche delle ambasciate dell'Est a Roma) tanto che è stato uno dei pochi occidentali a partecipare a Mosca alle esequie di Raissa, la moglie di Gorbaciov, amico personale di quel medico marsicano che dalla sua tv locale (Atv7) fece trasmettere perfino un Tg in russo. Togliatti si fidava solo di lui tant'è che una volta, con modi più bruschi del solito, lo mandò a visitare l'onorevole Nilde Iotti. La compagna Nilde che Spallone terrà in cura fino alla sua morte, a Villa Luana, vicino Roma. Luana, il nome di sua moglie; Villa Gina a Roma, il nome di sua madre.

Da quel piccolo ambulatorio, Spallone ha creato sei cliniche. Oltre mille dipendenti. Una vera e propria industria sanitaria gestita dalla dinasty familiare del capo clan (fu Nenni il primo ad usare questo termine per gli Spallone) Mario, dai suoi tre fratelli Ascanio, Dario e Ilio (tutti medici, solo il quarto, Giulio, ha scelto la strada della politica e fu deputato, comunista) e dai suoi quattro figli Alfredo, Annamaria, Giancarlo e Marcello (tutti medici).

Un impero che non ha mai scricchiolato nonostante gli scandali. Come quando l'allora capo dei Servizi, Giovanni Allavena, disse che Mario era un informatore del Sifar ("Usava l'amicizia con Togliatti per carpire informazioni che poi girava a noi"). O come quando Mario è finito sott'inchiesta per avere procurato un certificato medico al faccendiere Flavio Carboni (quello del caso Calvi) per evitargli una testimonianza. O come quando fu sospettato di avere implicazioni nell'evasione da Villa Gina di Maurizio Abbatino, capo della banda della Magliana.

Ora, con un fratello ed un figlio in galera ed altri suoi figli indagati per una storia infamante di aborti clandestini, il Re Leone ruggisce: "Se è vero, dovranno fare i conti con me: li uccido con le mie mani". E la voce rotta dall'emozione di questo vecchio ottantenne che rimbomba nel Municipio di Avezzano fa tenerezza. No, questa non è la solita "spallonata".