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IL TESTAMENTO BOMBA DELL'ARCIVESCOVO PERESSIN



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L'AQUILA - Protagonista da vivo, protagonista anche da morto. È un vero e proprio ciclone il testamento miliardario lasciato da monsignor Mario Peressin, ex arcivescovo dell'Aquila, morto a 76 anni l'11 ottobre scorso e più volte salito agli onori della cronaca per le sue crociate antiabortiste (inaugurò un monumento ai bimbi mai nati e pretese la sepoltura dei resti degli aborti), per le clamorose contestazioni (ben 27 parroci della Diocesi scrissero una lettera al Papa accusandolo di avere "un attaccamento al denaro irrefrenabile, immorale e patologico") e per l'accertamento di investimenti privati fatti in America ma mai dichiarati.

In 25 pagine di testamento, l'ex arcivescovo di origini friulane non solo dispone lasciti (tra beni immobili e mobili) per circa 7-8 miliardi più una statua (donata ai Musei vaticani) che Peressin diceva essere del grande scultore greco Prassitele e quindi dal valore inestimabile, ma lancia durissime accuse all'attuale gestione della Curia aquilana ed ai suoi "beniamini" in Vaticano. Una sorta di vendetta, per le "persecuzioni" che il prelato ha ritenuto di aver subìto, al punto da "escludere totalmente- scrive Peressin- dalla mia eredità sia l'attuale arcivescovo Giuseppe Molinari, sia i responsabili della Curia aquilana, in particolare quei preti indegni e traditori che hanno contestato e fatto ammalare me ed i miei immediati predecessori, ma che Molinari, con manovra perfida e vendicativa, ha nominato suoi collaboratori". Accuse anche molto in alto. Contro il cardinale Angelo Sodano (segretario di Stato Vaticano) e contro monsignor Orlando Antonini (da pochi mesi nominato vescovo e nunzio apostolico in Africa): "Essi non meritano nulla della mia eredità, semmai solo biasimo e vergogna per il loro riprovevole operato".

Il caso sta creando non pochi imbarazzi nella Curia del capoluogo abruzzese che ha scelto il silenzio. Anche perchè è controversa la questione se l'ex arcivescovo, in carica fino al giugno 1998 quando gli successe monsignor Molinari potesse o meno escludere da certi lasciti la Curia. Di certo, è un testamento miliardario. Ai suoi familiari (una sorella ed alcuni nipoti), alle suore Zelatrici del Sacro cuore ed al suo ex braccio destro, monsignor Renzo Narduzzi, Peressin ha lasciato la disponibilità di ben cinque conti correnti (tra cui due presso lo Ior ed uno presso la Banca di New York), ma anche case (tra cui un lussuoso appartamento in Vaticano), terreni e tenute agricole, un negozio, quadri e opere d'arte sacra, mobili, il corredo personale, migliaia di libri, parecchie autovetture e persino una statua in bronzo attribuita a Prassitele (quarto secolo a.C.) sulla cui provenienza, l'arcivescovo scrive di non poter dare spiegazioni "per motivazioni di coscienza".