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FESTA IN VATICANO PER MONSIGNOR ORLANDO ANTONINI



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dal nostro inviato
CITTÀ DEL VATICANO - Quando nell'immensa basilica di San Pietro è scoppiato un fragoroso applauso, alcuni turisti si sono avvicinati alle transenne che ”isolavano” la navata centrale: «Che c'è il Papa?».

Sabato pomeriggio, Giovanni Paolo II non era in San Pietro, ma c'era tutto lo ”stato maggiore” della Santa Sede a celebrare l'ordinazione episcopale di monsignor Orlando Antonini. Più che una cerimonia è stata una festa, una grande festa alla quale hanno partecipato oltre mille persone per salutare «un prete di campagna» diventato in pochi anni uno dei diplomatici di punta del Vaticano.

Ma le intere comunità, con i sindaci in testa con tanto di fascia, arrivate in Vaticano con i pullman e con le auto dall'Aquila, Villa Sant'Angelo, San Demetrio, Barisciano non sembravano essere venute per ossequiare il potente Arcivescovo e Nunzio apostolico Antonini, quanto piuttosto per abbracciare l'indimenticato ”don Orlando”.

«Parti sereno per l'Africa- ha detto nel suo discorso il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato di Sua Santità, che sabato ha celebrato la consacrazione di monsignor Antonini insieme con l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari-. Nella tua difficile missione in Africa ti è vicino il Papa; ti è vicina la tua Diocesi venuta qui in massa a salutarti; ti è vicina la tua cara ed anziana mamma insieme ai tuoi concittadini di Villa Sant'Angelo. Certo, non avrai la visione del Gran Sasso- ha sottolineato il cardinale Sodano che d'estate soggiorna spesso a Rocca di Mezzo- o della splendida Valle dell'Aterno con le sue maestose montagne, ma paesaggi africani».

La missione alla quale è stato chiamato Antonini è difficile e di primo piano. In un momento in cui Giovanni Paolo II sta puntando tutto sull'evangelizzazione in particolare dei paesi africani, a don Orlando è stata assegnata la Nunziatura apostolica (ossia una sorta di ambasciata con delicati compiti religiosi ma anche politici) nelle due giovani nazioni africane di Zambia e Malawi. Lì dove, cioè, l'evangelizzazione è ancora agli inizi.

Un compito non a caso affidato a don Orlando. Quarantacinque anni, padrone di tre lingue (inglese, francese, spagnolo) nonchè autore di pubblicazioni sull'architettura religiosa aquilana e di altri saggi storici-artistici, monsignor Antonini ha girato il mondo come rappresentante di spicco della diplomazia vaticana tanto da guadagnarsi la stima e la totale fiducia del segretario di Stato, il cardinale Sodano. Il quale, ieri, s'è commosso fino alla lacrime quando ha ”imposto” le mani sul capo del nuovo arcivescovo.

Sì, perchè per mantenere intatte le tradizioni della Chiesa, al Nunzio apostolico (il secondo aquilano della storia dopo monsignor Corrado Bafile nominato nel 1960 in Germania) è stata affidata una sede di Arcivescovado, quella di Formia nel Lazio, che esiste solo sulla carta.

Un lungo e caloroso applauso ha salutato la ”promozione” di quel prete dalle umili origini che il 29 giugno del 1968, l'allora arcivescovo dell'Aquila Costantino Stella ordinò sacerdote ad Arischia. Poi, dopo la cerimonia durata tre ore, don Orlando ha voluto salutare parenti, amici, conoscenti e le numerose autorità con un ricevimento in un locale attiguo all'imponente ”Sala Nervi”.

Una lunga, lunghissima coda s'è formata di quanti hanno voluto abbracciare e baciare don Orlando.