QUARANTAMILA PENDOLARI SU TRENI A RISCHIO
AVEZZANO - I vagoni dello stesso treno, nemmeno un mese fa, per poco non si sono incendiati all'altezza di Tagliacozzo a causa del surriscaldamento dei freni. Chi, dalla stazione di Avezzano, alle 5,25 del mattino sale sul ”treno dei pendolari” che arriva a Roma alle 7,35, spesso si fa il segno della croce: «Non si sa mai cosa ci può capitare» dice un giovane marsicano, impiegato al Ministero delle Poste e che ieri mattina è uscito illeso, per puro caso, dall'ennesimo incidente.
Ormai all'interno della stazione Termini, il treno non s'è fermato ed è andato a cozzare contro la banchina del binario 7 (ne parliamo più diffusamente in cronaca di Roma). Solo la bassa velocità (ma il ”botto”, come hanno raccontato i testimoni, è stato violentissimo) ha evitato conseguenze drammatiche per i settecento passeggeri e per i tanti che, a quell'ora di punta, affollavano la stazione romana.
Una trentina i contusi, quatto i feriti ricoverati in ospedale per fratture varie, tanto spavento, ed una pioggia, già ieri mattina, di interrogazioni parlamentari per «conoscere quali siano le circostanze in cui si è verificato l'incidente causato dal treno regionale 3343 proveniente da Avezzano che non è riuscito a frenare in tempo, urtando la banchina e causando il ferimento di alcuni viaggiatori».
«La verità è che taglia-taglia-taglia, la sicurezza s'è andata a far benedire» sbotta Gino Palumbo, ferroviere avezzanese in pensione che è stato anche un sindacalista in prima linea nella denuncia della politica dissennata delle Ferrovie dello Stato. «Tagliando il personale a tutti i livelli- spiega Palumbo- la conseguenza è stata che la manutenzione, anche quella ordinaria, è diventata assai carente e ogni viaggio è a rischio. Certo, una volta si pensava soltanto ad assumere senza alcun raziocinio, ma ora si è arrivati all'assurdo che ci sono più ferrovieri in pensione che in servizio. Colleghi, attualmente, tutti altamente preparati e specializzati visto che, almeno su questo aspetto, le Ferrovie sono severissime con continui controlli e visite. Dunque, anche i margini dell'errore umano si restringono: il problema è la manutenzione. Ma, più in generale, i veri nodi sono gli investimenti che l'Ente vuol fare nella nostra regione e quanto la Regione Abruzzo si vuol impegnare per razionalizzare il trasporto pubblico nel territorio di sua competenza. Non è possibile che in Abruzzo viaggino spesso treni vuoti e autobus vuoti sulla stessa tratta ed alla stessa ora e poi, per esempio, non si riesca a soddisfare al meglio quegli oltre mille pendolari che dalla Marsica partono ogni giorno alla volta di Roma. Mille unità che, oltretutto, sono anche un ottimo affare sotto il profilo economico».
Pendolari abruzzesi come galline dalle uova d'oro? Si direbbe proprio di sì visto che il movimento giornaliero, secondo le ultime stime degli esperti, è di oltre 40 mila persone tra studenti, operai e terziario. Un movimento di denaro circa 600 milioni di lire (considerando un biglietto mesi, tra andata e ritorno, di 15 mila lire) che per il momento non rappresenta un affare per nessuno visto che si suddivide tra due enti di trasporto su rotaia (le Ferrovie dello Stato e la ”Sangritana”) ed oltre 80 su gomma dei quali un solo è pubblico (l'Arpa) e tutti gli altri sono privati operanti in base ad un obsoleto regime regionale di concessioni.
«Il ruolo della Regione Abruzzo, da qui al Duemila, sarà decisivo- dice Sergio Simone, segretario regionale della Filt-Cgil-. Il decreto Bassanini, a partire dal Duemila, assegna alle Regioni la completa gestione del trasporto pubblico nel territorio di competenza. È chiaro che la Regione Abruzzo, in relazione al suo mercato ed alla sua grandezza, difficilmente potrà gestire l'intero comparto vista anche l'esiguità dei finanziamento che arriveranno dallo Stato. Ciò non toglie che potrà svolgere un ruolo di coordinamento, razionalizzando l'esistente, imponendo un'integrazione tariffaria ed un integrazione dei servizi ”rotaia” e ”gomma”.
Le Ferrovie, ormai è chiaro, investiranno soltanto sulle grandi linea, sull'alta velocità. Le linee regionali, come l'Avezzano-Roma, la Sulmona-Pescara ed altre saranno sempre più abbandonate in fatto di cura ed investimenti ed il preoccupante ripetersi di incidenti, proprio su queste tratte, ne è una dimostrazione. D'altra canto, la parcellizzazione dell'offerta, con l'Arpa che assorbe già il 60% della domanda, non va a vantaggio degli utenti. Ecco perchè deve intervenire, con convinzione, la Regione. In tale senso, l'investimento di due miliardi che la Regione ha destinato al restyling delle automotrici diesel è un segnale incoraggiante».
Proprio lunedì prossimo, presso il binario 1 di Sulmona, verranno presentati i lavori effettuati sull'automotrice 668 realizzati in attuazione della legge regionale denominata ”Contributo una tantum alle Ferrovie dello Stato per ristrutturazione materiale rotabile adibito a servizi di interesse regionale».
Ormai all'interno della stazione Termini, il treno non s'è fermato ed è andato a cozzare contro la banchina del binario 7 (ne parliamo più diffusamente in cronaca di Roma). Solo la bassa velocità (ma il ”botto”, come hanno raccontato i testimoni, è stato violentissimo) ha evitato conseguenze drammatiche per i settecento passeggeri e per i tanti che, a quell'ora di punta, affollavano la stazione romana.
Una trentina i contusi, quatto i feriti ricoverati in ospedale per fratture varie, tanto spavento, ed una pioggia, già ieri mattina, di interrogazioni parlamentari per «conoscere quali siano le circostanze in cui si è verificato l'incidente causato dal treno regionale 3343 proveniente da Avezzano che non è riuscito a frenare in tempo, urtando la banchina e causando il ferimento di alcuni viaggiatori».
«La verità è che taglia-taglia-taglia, la sicurezza s'è andata a far benedire» sbotta Gino Palumbo, ferroviere avezzanese in pensione che è stato anche un sindacalista in prima linea nella denuncia della politica dissennata delle Ferrovie dello Stato. «Tagliando il personale a tutti i livelli- spiega Palumbo- la conseguenza è stata che la manutenzione, anche quella ordinaria, è diventata assai carente e ogni viaggio è a rischio. Certo, una volta si pensava soltanto ad assumere senza alcun raziocinio, ma ora si è arrivati all'assurdo che ci sono più ferrovieri in pensione che in servizio. Colleghi, attualmente, tutti altamente preparati e specializzati visto che, almeno su questo aspetto, le Ferrovie sono severissime con continui controlli e visite. Dunque, anche i margini dell'errore umano si restringono: il problema è la manutenzione. Ma, più in generale, i veri nodi sono gli investimenti che l'Ente vuol fare nella nostra regione e quanto la Regione Abruzzo si vuol impegnare per razionalizzare il trasporto pubblico nel territorio di sua competenza. Non è possibile che in Abruzzo viaggino spesso treni vuoti e autobus vuoti sulla stessa tratta ed alla stessa ora e poi, per esempio, non si riesca a soddisfare al meglio quegli oltre mille pendolari che dalla Marsica partono ogni giorno alla volta di Roma. Mille unità che, oltretutto, sono anche un ottimo affare sotto il profilo economico».
Pendolari abruzzesi come galline dalle uova d'oro? Si direbbe proprio di sì visto che il movimento giornaliero, secondo le ultime stime degli esperti, è di oltre 40 mila persone tra studenti, operai e terziario. Un movimento di denaro circa 600 milioni di lire (considerando un biglietto mesi, tra andata e ritorno, di 15 mila lire) che per il momento non rappresenta un affare per nessuno visto che si suddivide tra due enti di trasporto su rotaia (le Ferrovie dello Stato e la ”Sangritana”) ed oltre 80 su gomma dei quali un solo è pubblico (l'Arpa) e tutti gli altri sono privati operanti in base ad un obsoleto regime regionale di concessioni.
«Il ruolo della Regione Abruzzo, da qui al Duemila, sarà decisivo- dice Sergio Simone, segretario regionale della Filt-Cgil-. Il decreto Bassanini, a partire dal Duemila, assegna alle Regioni la completa gestione del trasporto pubblico nel territorio di competenza. È chiaro che la Regione Abruzzo, in relazione al suo mercato ed alla sua grandezza, difficilmente potrà gestire l'intero comparto vista anche l'esiguità dei finanziamento che arriveranno dallo Stato. Ciò non toglie che potrà svolgere un ruolo di coordinamento, razionalizzando l'esistente, imponendo un'integrazione tariffaria ed un integrazione dei servizi ”rotaia” e ”gomma”.
Le Ferrovie, ormai è chiaro, investiranno soltanto sulle grandi linea, sull'alta velocità. Le linee regionali, come l'Avezzano-Roma, la Sulmona-Pescara ed altre saranno sempre più abbandonate in fatto di cura ed investimenti ed il preoccupante ripetersi di incidenti, proprio su queste tratte, ne è una dimostrazione. D'altra canto, la parcellizzazione dell'offerta, con l'Arpa che assorbe già il 60% della domanda, non va a vantaggio degli utenti. Ecco perchè deve intervenire, con convinzione, la Regione. In tale senso, l'investimento di due miliardi che la Regione ha destinato al restyling delle automotrici diesel è un segnale incoraggiante».
Proprio lunedì prossimo, presso il binario 1 di Sulmona, verranno presentati i lavori effettuati sull'automotrice 668 realizzati in attuazione della legge regionale denominata ”Contributo una tantum alle Ferrovie dello Stato per ristrutturazione materiale rotabile adibito a servizi di interesse regionale».