LEGGENDE TELEMATICHE: "SPINTO AL SUICIDIO CON INTERNET"
L'AQUILA - Leggende telematiche. Il capoluogo abruzzese si conferma la capitale mondiale delle leggende che, con l'avvento di Internet, si sono evolute da "metropolitane", appunto, in telematiche. Dopo quello del febbraio del '95 di un "pirata" informatico aquilano che sarebbe arrivato sul punto di leggere la cartella clinica del presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, ieri proprio dall'Aquila è esploso un altro caso: secondo un settimanale locale, due "navigatori" aquilani avrebbero istigato al suicidio, con messaggi via Internet, un ventenne della provincia di Venezia. Che, già depresso, l'avrebbe fatta finita, due mesi fa, non resistendo ad insistenti messaggi del tipo "Collega un tubo allo scappamento, poi accendi il motore. È facile facile. Firmato l'Angelo della morte".
L'ennesimo orrore via Internet? O solo una leggenda? Sempre secondo il settimanale (il cui servizio è stato anticipato ieri pomeriggio da un'agenzia), la Procura della Repubblica di Venezia avrebbe aperto un'inchiesta dopo il ritrovamento, da parte della polizia veneziana, di un dischetto sul quale il giovane veneto aveva registrato le sue "conversazioni" (per capire: domanda e risposta si leggono in diretta sul video del computer durante il collegamento) con i due aguzzini telematici. Ma ieri sera sono piovute secche smentite. Dalla Procura di Venezia, dalla Squadra mobile del capoluogo veneto, ma anche dalla Procura della Repubblica e della Questura dell'Aquila. "Non sono a conoscenza di una simile inchiesta" ha tagliato corto il Procuratore capo facente funzioni di Venezia, Remo Smitti. Inoltre, Internet vive e prospera sull'anonimato: chi sarebbe stato così ingenuo da "firmare" simili messaggi di morte col rischio di essere letto in una qualsiasi posto della Terra?
Dunque, solo una leggenda telematica? Più o meno lo stesso caso si verificò nel febbraio del '95. Prima si disse (e si scrisse in tutto il mondo) che un giovane "hacker" (così si chiamano i pirati informatici) aquilano era arrivato ad un passo dal leggere la cartella clinica di Clinton. Poi si disse (e si scrisse) che era una bufala, una leggenda telematica: "È una storia del tutto campata in aria" di affrettò a smentire l'interessato al quale nel frattempo arrivavano, via Internet, complimenti da tutto il mondo per la sua straordinaria impresa.
Infine, dopo un po' di giorni si scoprì (ma pochi scrissero) che qualcosa di vero, nella storia, c'era: il capo del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, sulla "posta elettronica" (cioè i messaggi via computer) aveva inviato un minaccioso "Voi non sapete chi sono io" all'Università dell'Aquila dal cui "nodo" (ossia un casello di quella autostrada telematica che è Internet) era partito il pirata. L'alto funzionario Usa pretendeva spiegazioni su quanto era avvenuto poiché il pirata aquilano era riuscito a penetrare nel protettissimo "nodo" della "Air Force" statunitense che custodiva anche la cartella clinica del presidente, ovviamente "top secret". Dunque, non solo leggenda telematica.
L'ennesimo orrore via Internet? O solo una leggenda? Sempre secondo il settimanale (il cui servizio è stato anticipato ieri pomeriggio da un'agenzia), la Procura della Repubblica di Venezia avrebbe aperto un'inchiesta dopo il ritrovamento, da parte della polizia veneziana, di un dischetto sul quale il giovane veneto aveva registrato le sue "conversazioni" (per capire: domanda e risposta si leggono in diretta sul video del computer durante il collegamento) con i due aguzzini telematici. Ma ieri sera sono piovute secche smentite. Dalla Procura di Venezia, dalla Squadra mobile del capoluogo veneto, ma anche dalla Procura della Repubblica e della Questura dell'Aquila. "Non sono a conoscenza di una simile inchiesta" ha tagliato corto il Procuratore capo facente funzioni di Venezia, Remo Smitti. Inoltre, Internet vive e prospera sull'anonimato: chi sarebbe stato così ingenuo da "firmare" simili messaggi di morte col rischio di essere letto in una qualsiasi posto della Terra?
Dunque, solo una leggenda telematica? Più o meno lo stesso caso si verificò nel febbraio del '95. Prima si disse (e si scrisse in tutto il mondo) che un giovane "hacker" (così si chiamano i pirati informatici) aquilano era arrivato ad un passo dal leggere la cartella clinica di Clinton. Poi si disse (e si scrisse) che era una bufala, una leggenda telematica: "È una storia del tutto campata in aria" di affrettò a smentire l'interessato al quale nel frattempo arrivavano, via Internet, complimenti da tutto il mondo per la sua straordinaria impresa.
Infine, dopo un po' di giorni si scoprì (ma pochi scrissero) che qualcosa di vero, nella storia, c'era: il capo del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, sulla "posta elettronica" (cioè i messaggi via computer) aveva inviato un minaccioso "Voi non sapete chi sono io" all'Università dell'Aquila dal cui "nodo" (ossia un casello di quella autostrada telematica che è Internet) era partito il pirata. L'alto funzionario Usa pretendeva spiegazioni su quanto era avvenuto poiché il pirata aquilano era riuscito a penetrare nel protettissimo "nodo" della "Air Force" statunitense che custodiva anche la cartella clinica del presidente, ovviamente "top secret". Dunque, non solo leggenda telematica.