FINISCE L’ODISSEA DEL PICCOLO CONTESO: VINCE LA MADRE
L’AQUILA - «Ciao mamma, ti aspettavo». Così, il bambino aquilano di cinque anni al centro di un’assurda telenovela, ha accolto la madre che, in forza di un’ordinanza del Tribunale per i minori dell’Aquila, se l’è andato a riprendere con un blitz presso dei coniugi che, per quattro anni, lo hanno tirato su come fosse un figlio.
Un caso intrecciatissimo. Tutto nasce quando la giovane E. M. (le iniziali di tutti i protagonisti servono a proteggere il più possibile il minore) a soli sette mesi dal parto decide di abbandonare il figlio. Non si sentiva in grado di badare al piccolo e non solo per le sue non floride condizioni economiche. Nè il presunto padre naturale, B. M., uno sbandato col quale la ragazza conviveva, potette riconoscere il figlio: per un incredibile scherzo del destino, risultava all’anagrafe fratello della sua fidanzata della quale porta lo stesso cognome. La madre di B.M., infatti, fece riconoscere questo figlio dal suo convivente che aveva già una figliola, F.M. appunto.
Fatto sta che la ragazza se ne andò a vivere a Milano lasciando il piccolo presso una coppia di amici quarantenni, lui muratore e lei casalinga. Per quattro lunghi anni, il bimbo è vissuto sereno e felice nella casa di quelli che ormai chiamava mamma e papà, tanto che la coppia ottenne dal Tribunale l’”affidamento provvisorio”. Fino, alla scorsa settimana, quando un’ordinanza del Tribunale per i minori ha stabilito che il piccolo dovesse tornare a vivere dalla madre. L’istruttoria (durata quasi tre anni) e soprattutto le assistenti sociali di Milano e dell’Aquila, sono arrivate alla conclusione che la ragazza «ha messo la testa a posto», ci ha ripensato e ora può garantire una sana assistenza al figlio visto che s’è pure sposata ed ha una casa decorosa. La mamma è sempre la mamma, dice in sostanza il Tribunale.
L’ordinanza ha gettato nella disperazione i ”finti” genitori che ormai avevano cominciato a sperare, avviando la relativa pratica presso il Tribunale per i minori, in una definitiva adozione. A loro dire, la giovane, vivrebbe in una sorta di baraccopoli, presso l’abitazione dei suoceri (venditori ambulanti), col marito handicappato. «Eppoi il bambino vuoi restare con noi» spiega la signora S.E., madre ”affidataria”.
Ieri, il piccolo non avrebbe opposto resistenza: «Mi hanno teso un tranello per riprenderselo- ha detto la madre affidataria- Un bimbo non può essere considerato un pacco postale. La madre naturale la conosce appena. L’amore materno lo ha conosciuto in casa nostra e mi ha sempre chiamato mamma». Ora andrà a vivere vicino Milano, in casa del terzo ”padre”. «Non me lo hanno fatto nemmeno salutare- dice in lacrime N.F., il muratore che disperato aveva fatto emergere la vicenda denunciandola sui giornali-. Volevo dargli almeno un bacetto: ci opporremo in tutti i modi a questa ingiustizia». «Potrete venirlo a trovare quando vorrete» ha detto invece la madre naturale ai genitori affidatari. «Credo che avvierò l’azione di riconoscimento di mio figlio» ha promesso il padre naturale.
Ora tutti vogliono quel bimbo che fu abbandonato.
Un caso intrecciatissimo. Tutto nasce quando la giovane E. M. (le iniziali di tutti i protagonisti servono a proteggere il più possibile il minore) a soli sette mesi dal parto decide di abbandonare il figlio. Non si sentiva in grado di badare al piccolo e non solo per le sue non floride condizioni economiche. Nè il presunto padre naturale, B. M., uno sbandato col quale la ragazza conviveva, potette riconoscere il figlio: per un incredibile scherzo del destino, risultava all’anagrafe fratello della sua fidanzata della quale porta lo stesso cognome. La madre di B.M., infatti, fece riconoscere questo figlio dal suo convivente che aveva già una figliola, F.M. appunto.
Fatto sta che la ragazza se ne andò a vivere a Milano lasciando il piccolo presso una coppia di amici quarantenni, lui muratore e lei casalinga. Per quattro lunghi anni, il bimbo è vissuto sereno e felice nella casa di quelli che ormai chiamava mamma e papà, tanto che la coppia ottenne dal Tribunale l’”affidamento provvisorio”. Fino, alla scorsa settimana, quando un’ordinanza del Tribunale per i minori ha stabilito che il piccolo dovesse tornare a vivere dalla madre. L’istruttoria (durata quasi tre anni) e soprattutto le assistenti sociali di Milano e dell’Aquila, sono arrivate alla conclusione che la ragazza «ha messo la testa a posto», ci ha ripensato e ora può garantire una sana assistenza al figlio visto che s’è pure sposata ed ha una casa decorosa. La mamma è sempre la mamma, dice in sostanza il Tribunale.
L’ordinanza ha gettato nella disperazione i ”finti” genitori che ormai avevano cominciato a sperare, avviando la relativa pratica presso il Tribunale per i minori, in una definitiva adozione. A loro dire, la giovane, vivrebbe in una sorta di baraccopoli, presso l’abitazione dei suoceri (venditori ambulanti), col marito handicappato. «Eppoi il bambino vuoi restare con noi» spiega la signora S.E., madre ”affidataria”.
Ieri, il piccolo non avrebbe opposto resistenza: «Mi hanno teso un tranello per riprenderselo- ha detto la madre affidataria- Un bimbo non può essere considerato un pacco postale. La madre naturale la conosce appena. L’amore materno lo ha conosciuto in casa nostra e mi ha sempre chiamato mamma». Ora andrà a vivere vicino Milano, in casa del terzo ”padre”. «Non me lo hanno fatto nemmeno salutare- dice in lacrime N.F., il muratore che disperato aveva fatto emergere la vicenda denunciandola sui giornali-. Volevo dargli almeno un bacetto: ci opporremo in tutti i modi a questa ingiustizia». «Potrete venirlo a trovare quando vorrete» ha detto invece la madre naturale ai genitori affidatari. «Credo che avvierò l’azione di riconoscimento di mio figlio» ha promesso il padre naturale.
Ora tutti vogliono quel bimbo che fu abbandonato.