COLAPIETRA: «LA VERA CONDANNA ARRIVO’ CON GLI ARRESTI»
L’AQUILA - «Questo processo mi sembra tanto un accompagno funebre. Già immagino il povero Salini balbettante come Forlani di fronte a Di Pietro. E con la stampa e la Tv ad infierire in questa uccisione di uomini morti. Ma tant'è: l'era di ”zio Remo” è tramontata». Anche per il professor Raffaele Colapietra, storico ed acuto osservatore di cose abruzzesi, il maxiprocesso allo "Scandalo Pop" segna un'epoca: sancirà, dice, la fine della "gasparizzazione" dell'Abruzzo.
Domanda: Professore, una vicenda giudiziara può segnare una ”rivoluzione”?
Risposta. «In Abruzzo il sistema è caduto per opera della magistratura non certo della politica: la rivoluzione l'ha provocata Tragnone, non Verticelli. Una magistratura che, prima, insabbiava ed era complice del sistema».
D.: E poi...?
R. «Poi, dopo che è nato il movimento della Lega di Bossi, la magistratura s'è liberata dalla catene. Ma va detto: senza la "pressione" della Lega, tante inchieste non sarebbero nemmeno nate e forse il vecchio sistema sarebbe ancora in piedi».
D.: Tragnone in Abruzzo come Di Pietro a Milano?
R.«Al di là delle persone, parlerei di cambio generazionale. Nel senso che ad una vecchia guardia di magistrati legati al sistema, si sono sostituiti magistrati giovani, più preparati e, cosa da non sottovalutare, ormai indipendenti economicamente perchè oggi guadagnano molto bene. Illuminante è il caso della Procura dell'Aquila: tutto nasce dopo la morte del Procuratore Capo Ratiglia al posto del quale, ai primi del settembre del '92, subentra Tragnone. Non dimentichiamo quella richiesta di arresto di un politico che Tragnone aveva richiesto e che Ratiglia bloccò...».
D.: 29 settembre '92: secondo molti, quegli arresti furono provvedimenti esagerati; Gaspari parlò di metodi da "Gestapo" si parlò anche di grave danno all'immagine per l'intera regione. Che ne pensa?
R.«Ho sentito e letto di critiche a quegli arresti ma, comprese interrogazioni parlamentari, non hanno avuto esito. Certo, in questa come in altre inchieste, c'è stato un compiacimento protagonista dei magistrati. Che non è giustificabile ma pur comprensibile visto che questa corporazione è stata, fino a "Mani pulite", un'oscura servitrice del sistema con poche eccezioni. Quanto all'affermazione di Gaspari, mi meraviglia che proprio lui che potè vedere anche in Abruzzo i nazisti all'opera, se ne sia uscito con una simile bestemmia».
D.: E il danno all'immagine dell'Abruzzo?
R.«Anche questo è un passaggio indicativo. Salini e C. non era stati sconfessati dagli abruzzesi nè erano decaduti per mano politica. Perciò qualcuno avrà legittimamente pensato che colpendo, s'era colpito l'intero Abruzzo».
D.: Clientopoli e non Tangentopoli: ossia un sistema di favoritismi e non di tangenti. Questa la difesa di alcuni...
R. «Se dal punto di vista penale il reato di abuso d'ufficio è meno grave di quello della concussione, dal punto di vista etico Clientopoli è più grave. Perchè tradisce la politica, intesa come rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Meriterebbe un ergastolo, ma politico. D'altra parte, ottenere la grazia dal padrone è tipico della mentalità meridionale post-feudale. E l’Abruzzo è sempre stato sotto un padrone a cui presentare suppliche. Non a caso Gaspari, che dopo un dualismo di leader pescaresi o aquilani, ha unificato il padrinaggio, riceveva le suppliche "cammin fecendo" tra casa sua ed il Municipio di Gissi. Non a caso Gaspari arrivava in elicottero: un gesto dal valore antropologico del potente- onnipotente che viene d'alto».
D.: Insomma, un Governo regionale "gasparizzato"?
R.«Con l'istituzione delle regioni, nel '70, ad amministrare l'ente in Abruzzo sono sempre andate mezze cartucce: o onorevoli trombati o aspiranti onorevoli. Tutti messi l dal potente di turno. Così il medico condotto di Castilenti è diventato presidente della Giunta regionale».
D.: Lei sostiene che la vicenda Pop ha segnato un'epoca sotto il profilo distruttivo. E per costruire?
R.«Il risultato, paradossale, delle recenti elezioni sono un'occasione unica per l'Abruzzo. Per la prima volta, l'Abruzzo rosso e con tutti gli esponenti del vecchio sistema di intermediazione trombati sonoramente, è fuori dal sistema. L'occasione per l'Abruzzo di realizzarsi finalmente come regione. La regionalizzazione dopo la degasparizzazione. A cominciare da questa Giunta regionale dove sono diventati, per caso, assessori quelli che non erano finiti in manette».