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BOLIDE A 150 ALL’ORA UCCIDE TRE SCOUT



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CARSOLI (L’Aquila) - Il giorno dopo l’assurdo massacro di tre scout e del loro accompagnatore, sono tutti inebetiti. Fuori di sè è il giovane conducente dell’auto piombata come una granata sulla ”colonna” di tredici persone che, sabato sera, stavano raggiungendo in marcia, lungo la Provinciale 27, il santuario della Madonna dei Bisognosi a cinque chilometri dalla stazione ferroviaria di Oricola: «Non sono stato io» urlava ieri il venticinquenne di Rocca di Botte, Giovanni Bonanni, nella stanzetta dell’ospedale di Avezzano dove è piantonato, in stato di fermo di polizia giudiziaria, con l’accusa di omicidio colposo pluriaggravato. Ancora increduli sono i nove scampati, alcuni dei quali e ospedale per accertamenti, che guardano negli occhi il cronista: «Ma cosa vuole che le dica». Stranulati, dopo una nottata insonne, i genitori di Elide Petrella, di 15 anni, Emanuele Benvenuti, di 20, e Carlo Saponaro, di 23, ed i parenti dell’accompagnatore del gruppo, Domenico Visani, di 60: «Quando ce li ridate?» domandavano ieri a tutti, senza nemmeno la forza di piangere, vagando tra gli uffici della polizia stradale e l’obitorio.

Superato lo choc per il primo impatto con un’allucinante scena di guerra che s’è lasciata dietro la Fiat Uno Turbo impazzito, con zaini, gavette, tende, pantaloni, magliette e corpi martoriati scagliati in un raggio di cento metri, gli inquirenti cercano di capire cosa sia accaduto. E perchè. Dalle prime indagini, prendono sempre più corpo due evidenze: eccessiva velocità del mezzo e nessuna colpa addebitabile agli scout. Che l’auto andasse a una velocità eccessiva se ne era accorto subito, appena arrivato, il comandante provinciale dei vigili del fuoco dell’Aquila, Giacomo Ruggeri: «Era almeno a 150 all’ora!», ha esclamato. Il magistrato, il sostituto procuratore di Avezzano Fabrizio Maria Cerrato, ha ricostruito la dinamica: la colonna procedeva in fila indiana a Oricola verso Rocca di Botte. In quel punto, la strada non è illuminata, è stretta e senza possibilità ci camminare ai bordi perchè c’è un fossato. Perciò il gruppo marciava sul ciglio sinistro, come recitano le regole di prudenza del codice della strada. Sul posto sono state ritrovate parecchie torce elettriche e, se non bastasse, tutte le giacche a vento indossate avevano le speciali strisce catarifrangenti. Al gruppo, dicono alla Polstrada, non appare rimproverabile nulla. Come un proiettile è arrivata la Uno che procedeva da Rocca di Botte verso Oricola. Il pericolo, dunque, invece che da dietro è arrivato, inaspettato, da davanti. I primi due che aprivano la colonna, «abbagliati dai fari alti» come hanno poi raccontato, sono stati sfiorati e sono volati gli zaini. Il terzo della fila (il capogruppo Visani) ed il quarto (Saponaro) non ce l’hanno fatta ad evitare il bolide e sono volati i corpi. Quelli immediatamente dietro, hanno avuto più fortuna: il bolide li ha solo sfiorati. In coda, Elide e Emanuele, pietrificati dalla terrificante carambola, sono stati presi in pieno. Trasportati per oltre trenta metri. L’auto s’è fermata contro un palo dell’elettricità sul ciglio destro della strada ad oltre sessanta metri dal primo impatto. Il mezzo ha avuto ancora la forza di piegare il palo. Con l’ultimo sobbalzo, i due corpi sono stati pietosamente depositati nella scarpata. Praticamente illeso l’investitore, anche se l’auto era ridotta a un ammasso di lamiere.

Perché quella folle velocità? Se lo chiedono tutti. Anche a Rocca di Botte dove Giovanni Bonanni viene descritto come «un bravissimo ragazzo, un lavoratore, non uno spaccone che si mette a fare ”il Nuvolari”». Ex studente del Conservatorio musicale a Roma, Giovanni aveva lasciato gli studi per lavorare nella ditta ”Sirte” (azienda di impianti telefonici). «Droga? Alcool? Assolutamente no. Giovanni ha la testa sulle spalle. O almeno l’aveva- giurano in paese-. Eppoi, quella strada la fa tutti i giorni». Forse la troppa sicurezza, dicevano alla Polstrada, potrebbe avergli giocato un brutto scherzo. Ma non si escludono alcool e droga: saranno le analisi delle urine a dare una risposta definitiva dopo il primo no dell’esame dell’etilometro fatto ”a caldo”. Stamane il giovane verrà interrogato dal magistrato. E stamane ai parenti verranno restituite le salme. Che pochi hanno avuto il coraggio di vedere.