CINQUE MILIONI AL VESCOVO PER FARLO SFILARE AL CORTEO
L’AQUILA - L’uragano Peressin stavolta rischia di travolgere l’amministrazione comunale del capoluogo abruzzese. L’ultima vicenda che vede protagonista l’arcivescovo metropolita dell’Aquila sta infatti provocando un vero e proprio terremoto in città. Tre giorni dopo la conclusione della ”Perdonanza celestiniana”, la manifestazione religiosa che rievoca la concessione dell’Indulgenza Plenaria concessa nel giorno della sua incoronazione (29 agosto del 1294) da Celestino V, ”il papa del gran rifiuto”, monsignor Mario Peressin ha intascato un assegno da 5 milioni lire. L’assegno è stato firmato dal sindaco, la Dc Marisa Baldoni, proprio il giorno del corteo del perdono (28 agosto scorso) ed intestato al tesoriere del Comitato che cura la manifestazione. Il tesoriere ha tramutato l’assegno in un ”circolare”, intestato a Peressin.
L’arcivescovo pagato profumatamente per sfilare nel corteo storico? Diventato di dominio pubblico un pagamento destinato a restare segreto, si sono accavallate smentite (contrastanti di Curia e Comune), polemiche tra le forze politiche, prese di posizioni, dimissioni repentine del tesoriere del Comitato. Finché, ieri mattina, gli uomini della Guardia di Finanza, probabilmente su ordine del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale, Fabrizio Tragnone, hanno fatto una ”visita” negli uffici comunali. I finanzieri, la cui presenza non poteva passate inosservata, hanno acquisito la documentazione relativa a tutta la manifestazione della Perdonanza. Da quanto è trapelato su un’iniziativa che fino a ieri sera la Guardia di Finanza ha tentato inutilmente di smentire, si vuol passare alla lente d’ingrandimento non soltanto il contestato assegno a Peressin, ma tutta la gestione della manifestazione. Cioè proprio quelle entrate ed uscite sulle quali, negli anni passati, in molti hanno sollevato dubbi di scarsa trasparenza, se noti di irregolarità. Dubbi in particolare sul Comitato; sui movimenti di denaro attraverso un conto corrente bancario in cui confluiscono i contributi dei privati (oltre mezzo miliardo); sulla discordanza tra il bilancio ufficiale e le effettive spese.
Lui, Peressin, ormai quotidianamente nell’occhio del ciclone, stavolta ha fatto dire ad uno dei suoi collaboratori che quei cinque milioni gli vengono concessi ogni anno dal Comune e servono come rimborso che copre a malapena le spese sostenute dall’Arcivescovado in occasione della manifestazione. La spiegazione ha spiazzato e creato non poco imbarazzo in Comune, dal momento che il sindaco aveva cercato di chiarire la vicenda dicendo che la somma serviva come «contributo di solidarietà alla Croazia». Anche i responsabili dell’associazione aquilana ”Pro Croatia” hanno smentito che somme siano state destinate dal Comune a tale causa.
Un bel pasticcio, insomma. Non è la prima volta che monsignor Peressin si trova al centro di polemiche. Prima la ”rivolta” di 27 parroci della Diocesi che con una lettera al Papa lo accusavano tra l’altro di avere «un attaccamento al denaro irrefrenabile, immorale e patologico»; poi le feroci polemiche per l’inaugurazione-benedizione di un monumento dedicato ”ai bimbi non nati”; poi la ”crociata” per imporre la sepoltura dei resti degli aborti; poi l’accertamento di un’evasione per alcuni investimenti privati fatti a New York ma non dichiarati.
L’arcivescovo pagato profumatamente per sfilare nel corteo storico? Diventato di dominio pubblico un pagamento destinato a restare segreto, si sono accavallate smentite (contrastanti di Curia e Comune), polemiche tra le forze politiche, prese di posizioni, dimissioni repentine del tesoriere del Comitato. Finché, ieri mattina, gli uomini della Guardia di Finanza, probabilmente su ordine del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale, Fabrizio Tragnone, hanno fatto una ”visita” negli uffici comunali. I finanzieri, la cui presenza non poteva passate inosservata, hanno acquisito la documentazione relativa a tutta la manifestazione della Perdonanza. Da quanto è trapelato su un’iniziativa che fino a ieri sera la Guardia di Finanza ha tentato inutilmente di smentire, si vuol passare alla lente d’ingrandimento non soltanto il contestato assegno a Peressin, ma tutta la gestione della manifestazione. Cioè proprio quelle entrate ed uscite sulle quali, negli anni passati, in molti hanno sollevato dubbi di scarsa trasparenza, se noti di irregolarità. Dubbi in particolare sul Comitato; sui movimenti di denaro attraverso un conto corrente bancario in cui confluiscono i contributi dei privati (oltre mezzo miliardo); sulla discordanza tra il bilancio ufficiale e le effettive spese.
Lui, Peressin, ormai quotidianamente nell’occhio del ciclone, stavolta ha fatto dire ad uno dei suoi collaboratori che quei cinque milioni gli vengono concessi ogni anno dal Comune e servono come rimborso che copre a malapena le spese sostenute dall’Arcivescovado in occasione della manifestazione. La spiegazione ha spiazzato e creato non poco imbarazzo in Comune, dal momento che il sindaco aveva cercato di chiarire la vicenda dicendo che la somma serviva come «contributo di solidarietà alla Croazia». Anche i responsabili dell’associazione aquilana ”Pro Croatia” hanno smentito che somme siano state destinate dal Comune a tale causa.
Un bel pasticcio, insomma. Non è la prima volta che monsignor Peressin si trova al centro di polemiche. Prima la ”rivolta” di 27 parroci della Diocesi che con una lettera al Papa lo accusavano tra l’altro di avere «un attaccamento al denaro irrefrenabile, immorale e patologico»; poi le feroci polemiche per l’inaugurazione-benedizione di un monumento dedicato ”ai bimbi non nati”; poi la ”crociata” per imporre la sepoltura dei resti degli aborti; poi l’accertamento di un’evasione per alcuni investimenti privati fatti a New York ma non dichiarati.