UN BACIO ATTESO CINQUANT’ANNI
L’AQUILA - Così vicini, così lontani. Madre e figlio hanno vissuto per oltre mezzo secolo a soli quaranta chilometri di distanza, l’una pensando che l’altro fosse morto e viceversa. Ma il delitto ha voluto riunire Anna Maria Mancini, 76 anni di Avezzano, e Nello De Simone, 55 anni di Pratola Peligna (un grosso centro vicino a Sulmona) che si sono riabbracciati, tra le lacrime, qualche settimana fa.
I due, per vicende ancora non ben chiare, erano stati separati in una fredda sera del novembre 1936 in una casa colonica, subito dopo il parto del ”figlio della colpa che una ragazza dai poveri natali ebbe, a suo dire, dalla relazione col manipolo di una nota e ricca famiglia di Avezzano. «Mi dissero che mio figlio era nato deforme e perciò non me lo fecero vedere- raccontava ieri mattina Anna Maria Mancini, attualmente ospite in casa del figlio ritrovato a Pratola-. Poi mi dissero che era morto. Sicuramente fu tutto combinato con l’ostetrica perchè io quel figlio volevo tenerlo a tutti i costi, scandalo o non scandalo». La donna, cacciata di casa e abbandonata dal suo ”fidanzato”, ci mise una pietra sopra; quattro anni dopo si sposò; ha avuto tre figlie; ha un nipotino che ora uno zio in più.
Il ”figlio della colpa”, perfettamente sano, fu ospite del brefotrofio dell’Aquila. Di lui si è sempre detto che era «figlio di donna che non vuole essere nominata». L’istituto affidò il piccolo ad un balia che viveva a Pratola, dove Giuseppe De Simone, un emigrato che aveva fatto fortuna in America ma senza figli, decise di adottarlo legalmente offrendogli un’esistenza senza problemi. Emigrato anche lui in Venezuela prima ed in Europa poi, oggi Nello lavora come operaio alla Fiat di Sulmona: manda avanti con la moglie Maria Di Benedetto le terre lasciategli dal padre adottivo: ha una figlia ed un nipotino di 7 mesi che ora ha trovato un’altra bisnonna.
A riunire il cordone ombelicale dopo tanti anni, è stato il caso. Un anziano parente della moglie di De Simone emigrato in Canada, in una festicciola a Pratola durante uno dei suoi abituali ritorni in paese, all’operaio che era originario come lui di Avezzano, fece una domanda di circostanza: «Di chi sei figlio?». De Simone che mai aveva nascosto d’essere ”figlio di nessuno”, raccontò al parente quel poco o niente che sapeva precisando però la sua data di nascita. Al ”canadese” s’accese come una lampadina: quell’operaio sembrava proprio il protagonista della triste storia di cui aveva sentito parlare dalla sorella, che vive a Celano nella Marsica. De Simone, che aveva ormai smesso di cercare i suoi veri genitori credendoli morti, s’è perciò subito attivato per fare un controllo con tale donna di Celano, Ida Salvati. La signora sapeva molto: all’età di 10 anni, s’era infatti più volte recata a trovare la signora Mancini durante la gravidanza. E durante quelle visite la bambina s’era ripromessa che in futuro avrebbe giocato a fare da madre a quel bimbo che stava per nascere e che invece non avrebbe mai più rivisto, senza riuscire a sapere il perchè. Così, il 3 settembre scorso De Simone ha invitato a Pratola la madre. Un abbraccio commovente dopo 55 anni e dopo tante bugie. «Che provo? No, non potete nemmeno immaginare cosa si prova dopo 55 anni» dice De Simone commosso stringendosi al petto la madre. «Sono la madre piu felice del mondo- urla Anna Maria Mancini-. Per tutto questo tempo non ho mai cercato il padre di mio figlio. Ma qualche giorno fa, dopo aver ritrovato Nello, gli ho telefonato. Gli ho detto che lui ha già pagato la sua colpa: ha perduto tragicamente una nipote ed è diventato cieco. A me, invece, Dio mi ha restituito mio figlio».
I due, per vicende ancora non ben chiare, erano stati separati in una fredda sera del novembre 1936 in una casa colonica, subito dopo il parto del ”figlio della colpa che una ragazza dai poveri natali ebbe, a suo dire, dalla relazione col manipolo di una nota e ricca famiglia di Avezzano. «Mi dissero che mio figlio era nato deforme e perciò non me lo fecero vedere- raccontava ieri mattina Anna Maria Mancini, attualmente ospite in casa del figlio ritrovato a Pratola-. Poi mi dissero che era morto. Sicuramente fu tutto combinato con l’ostetrica perchè io quel figlio volevo tenerlo a tutti i costi, scandalo o non scandalo». La donna, cacciata di casa e abbandonata dal suo ”fidanzato”, ci mise una pietra sopra; quattro anni dopo si sposò; ha avuto tre figlie; ha un nipotino che ora uno zio in più.
Il ”figlio della colpa”, perfettamente sano, fu ospite del brefotrofio dell’Aquila. Di lui si è sempre detto che era «figlio di donna che non vuole essere nominata». L’istituto affidò il piccolo ad un balia che viveva a Pratola, dove Giuseppe De Simone, un emigrato che aveva fatto fortuna in America ma senza figli, decise di adottarlo legalmente offrendogli un’esistenza senza problemi. Emigrato anche lui in Venezuela prima ed in Europa poi, oggi Nello lavora come operaio alla Fiat di Sulmona: manda avanti con la moglie Maria Di Benedetto le terre lasciategli dal padre adottivo: ha una figlia ed un nipotino di 7 mesi che ora ha trovato un’altra bisnonna.
A riunire il cordone ombelicale dopo tanti anni, è stato il caso. Un anziano parente della moglie di De Simone emigrato in Canada, in una festicciola a Pratola durante uno dei suoi abituali ritorni in paese, all’operaio che era originario come lui di Avezzano, fece una domanda di circostanza: «Di chi sei figlio?». De Simone che mai aveva nascosto d’essere ”figlio di nessuno”, raccontò al parente quel poco o niente che sapeva precisando però la sua data di nascita. Al ”canadese” s’accese come una lampadina: quell’operaio sembrava proprio il protagonista della triste storia di cui aveva sentito parlare dalla sorella, che vive a Celano nella Marsica. De Simone, che aveva ormai smesso di cercare i suoi veri genitori credendoli morti, s’è perciò subito attivato per fare un controllo con tale donna di Celano, Ida Salvati. La signora sapeva molto: all’età di 10 anni, s’era infatti più volte recata a trovare la signora Mancini durante la gravidanza. E durante quelle visite la bambina s’era ripromessa che in futuro avrebbe giocato a fare da madre a quel bimbo che stava per nascere e che invece non avrebbe mai più rivisto, senza riuscire a sapere il perchè. Così, il 3 settembre scorso De Simone ha invitato a Pratola la madre. Un abbraccio commovente dopo 55 anni e dopo tante bugie. «Che provo? No, non potete nemmeno immaginare cosa si prova dopo 55 anni» dice De Simone commosso stringendosi al petto la madre. «Sono la madre piu felice del mondo- urla Anna Maria Mancini-. Per tutto questo tempo non ho mai cercato il padre di mio figlio. Ma qualche giorno fa, dopo aver ritrovato Nello, gli ho telefonato. Gli ho detto che lui ha già pagato la sua colpa: ha perduto tragicamente una nipote ed è diventato cieco. A me, invece, Dio mi ha restituito mio figlio».