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ERGASTOLO-BIS A TRAKOVIC



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L’AQUILA - Una mattinata di processo e poco meno di un'ora di camera di consiglio è bastata ieri alla Corte d'Assise dell'Aquila per confermare la condanna all'ergastolo a Nenad Vrbanovic, il ventiduenne nomade slavo che ha lasciato dietro di sè una scia di sangue, di morte e di terrore. ”La belva” che la polizia di mezza Italia non riusciva a prendere; che ha rubato un numero imprecisato di auto; usato una serie infinita di nomi falsi; compiuto tantissime rapine: sequestrato e stuprato una bambina di 7 anni; accoltellato a morte sua moglie; violentato ed ucciso a Pescina, l’11 ottobre dell’86, la studentessa di Avezzano Marina C., ”ed altro...”, e stata messa per sempre in gabbia dalla giustizia.

Allo slavo non basterà l’intera vita per scontare le sue condanne: ai 24 anni di reclusione (pena ridotta dalla con- danna all'ergastolo) che gli ha inflitto, il 3 maggio scorso, la seconda sezione della Corte d'Assise d'Appello di Napoli per l'uccisione della moglie, Lilia Bancolovic avvenuta il 10 ottobre ’85 a Sant'Arpino (Caserta), si è aggiunta la conferma dell'ergastolo della Corte d'Appello aquilana. Come in primo grado, Vrbanovic, meglio conosciuto in Abruzzo come Slavuj Trakovic, è stato ritenuto colpevole di tutti i 26 capi d'imputazione dei quali era accusato: d'altra parte li aveva confessati tutti, meno uno, lo stupro di una bambina toscana, un reato che perfino la morale dei nomadi rifugge.

Ieri Io slavo non si è presentato in aula. Abbandonato dal suo gruppo e senza una lira, Vrbanovic in questo processo si è ritrovato senza il difensore di fiducia. Già per difenderlo davanti alla Corte d'Assise dell'Aquila, nel novembre scorso, avevano rinunciato parecchi legali cosicchè il compito ricadde sull'avvocato Carmine Rea di Ercolano (Napoli), che era stato nominato d'ufficio per difenderlo nel processo per uxoricidio a Napoli. In quell'occasione Rea mandò un telegramma di rinuncia e la Corte affidò la difesa d'ufficio all'avvocato aquilano Marzio Del Tosto il quale, pur mettendo su una garbata arringa, non fu ascoltato dai giudici. Anche ieri, dopo un altro telegramma di rinuncia di Rea, la difesa d'ufficio e toccata a Del Tosto che è tornato a sottoporre ai giudici soprattutto l'esigenza di approfondire la psiche dello slavo.

Un nuovo esame psichiatrico, ha sostenuto la difesa, avrebbe potuto superare i dubbi lasciato insoluti dalla stessa perizia d'ufficio che ha definito Trakovic «soggetto capace di intendere e di volere ma privo di principi morali». Avrebbe forse spiegato il perchè di tanta violenza di un ragazzo che ”amava” soltanto donne, auto, alcool e psicofarmaci; il perchè fu escluso dal suo stesso ”clan”; il perchè, come ha ammesso ai periti, spesso si sentiva «la testa confusa». Domande che rimarranno senza risposta.

NOTA: Per una sorta di "diritto all'oblio", sono omesse le complete generalità di alcuni protagonisti che, d'altra parte, non aggiungerebbero nulla al dramma e che, peraltro, sono pubblicate nella versione originale cartacea facilmente consultabile nelle pubbliche emeroteche.