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OMICIDIO DEL VALIUM: NESSUNO SCONTO



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L’AQUILA - Sul banco degli imputati c’era la droga. E non (o non solo) il giovane che assassinò selvaggiamente, nell’agosto dell’86, una tranquilla farmacista di paese che aveva rifiutato di vendergli senza ricetta un flaconcino di ”Valium”.

La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha confermato venerdì al ventiseienne Gabriele C., i 14 anni di reclusione per l’omicidio volontario di Gabriella Cutarelli, 61 anni all’epoca dei fatti, farmacista di Pratola Peligna. La Corte (Tarquini presidente, Romano a latere, più sei giudici popolari) ha ribadito la sentenza emessa l’11 marzo scorso dalla Assise di primo grado, che aveva concesso a C. tutte le attenuanti generiche riducendo sensibilmente la pena.

La conferma dei 14 anni l’avevano chiesta il Pg Iadecola, rappresentante della pubblica accusa, e la parte civile, i parenti della donna, rappresentati dall’avvocato Giovanni Margiotta. Una riduzione della pena, sulla base del riconoscimento della parziale incapacità di intendere e di volere dell’imputato nel momento di uccidere, aveva invece chiesto il collegio della difesa, composto dagli avvocati Fernando Giacomini e Giancarlo Santilli. Richiesta che la Corte, dopo circa due ore di camera di consiglio, ha ritenuto di non accogliere in linea con le motivazioni della sentenza di primo gratto. Una sentenza in cui i giudici hanno sì ammetto che la perizia psichiatrica, cui fu sottoposto in carcere il giovane, dichiarava che l’imputato «all’epoca del fatto era in condizioni che ne scemavano grandemente, pur senza escluderla, la capacità di intendere e di volere», giungendo però alla conclusione che per come il delitto è stato perpetrato, «l’imputato non poteva non rappresentarsi l’evento morte come conseguenza della tua azione». E non sono servite a far cambiare idea ai giudici le considerazioni, sostenute fino all’ultimo dalla difesa, che C. era da tempo tossicodipendente; che faceva uso di eroina quando riusciva a procurarsi, in qualche modo, il denaro necessario, facendo altrimenti ricorso a farmaci sostituitivi come il Valium; che per ben tre volte era stato ricoverato in ospedale perchè in forte stato confusionale e che spessissimo era in preda a crisi di astinenza. Tutte considerazioni tese a dimostrare che Ciancarelli aveva ammazzato la farmacista sotto l’effetto di una crisi provocata dalla droga. Tutto forse vero, ma per i giudici il giovane era totalmente imputabile del reato commesso perchè la ”diminuente” prevista dall’articolo 95 del codice penale, per essere concessa esige la ”cronica intossicazione” da sostanze stupefacenti. E Ciancarelli, nel corso dell’istruttoria non è stato valutato come tossicodipendente all’ultimo stadio, tanto che in carcere non avrebbe mai perduto il controllo di sè nè sarebbe mai entrato in crisi d’astinenza.

Il giovane vestito di nero che in quel tardo pomeriggio del 29 agosto dell’86 uccise ”la dottoressa” Gabriella Cutarelli, scuotendo l'opinione pubblica abruzzese, per la giustizia agì nel pieno possesso delle facoltà mentali. Ma viene da chiedersi: chi gli diede la determinazione di seguire fin dentro l’uscio di casa la farmacista che aveva rifiutato di vendergli del ”Valium” senza ricetta? Chi gli diede la forza di colpire per trentasei interminabili volte con l’affilato coltello che portava in tasca, una donna minuta e indifesa, infierendo con una precisa volontà omicida soprattutto su parti vitali del corpo, come torace e collo? Chi gli diede la lucidità di fuggire per una porta laterale, di buttare il coltello (mai più ritrovato) in un tombino, di andare a casa per lavare camicia e pantaloni sporchi di sangue? Una lucidità che sembra confinare con la follia.

Ciancarelli, appena ventiseienne, è stato condannato a 14 anni di carcere. Escono invece assolti con formula piena, per l’ennesima volta, i motivi scatenanti di un gesto che ha riproposto, drammaticamente, all’attenzione della società «un giovane disoccupato senza arte nè parte», che la società stessa aveva già rifiutato.

NOTA: Per una sorta di "diritto all'oblio", sono omesse le complete generalità di alcuni protagonisti che, d'altra parte, non aggiungerebbero nulla al dramma e che, peraltro, sono pubblicate nella versione originale cartacea facilmente consultabile nelle pubbliche emeroteche.