Quanto Era Bella Piazza San Pietro
da Gli Speciali de ilcapoluogo.it, n. 9 Luglio/agosto 2010
di ANGELO DE NICOLA
di ANGELO DE NICOLA
Quel muretto mi pareva Corno Piccolo. Mi sarebbe piaciuto potermi arrampicare, da solo, sul pilone della fontana e bere quell’acqua scrosciante come faceva con un salto quel giovanotto con i capelli lunghi ed i pantaloni a zampa d’elefante. «Papà, mi fai bere alla fontana?». «Ti
bagnerai tutti i piedini... Dai che ti reggo io». Per bere, una specie di doccia da quella cannella a cui, troppo piccolo, non arrivavo che a metà del potente getto gelido da far gelare i denti. Oggi, dentro quel pilone, solo macerie. L’acqua non scroscia più. Il silenzio tutt’attorno è assordante. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quei due leoni in pietra a guardia della porta della chiesa erano tutto per noi ragazzi del quartiere. Non per il loro valore storico-archeologico nè per quello estetico. Il basamento in pietra dei due leoni, infatti, delimitava sul sagrato le due porte di una sorta di “jorkyball” (il mini calcetto dentro una “gabbia“) ante-litteram. Infinite le partite due-contro-due perchè era quasi impossibile segnare un gol... ai leoni a guardia della mini-porte. Riccardo, Carlo, Enrico, Ugo, Danilo, Massimiliano... Oggi, Massimiliano non c’è più. Se ne è andato per un infarto, a 44 anni, sfollato a Ortona. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quella trattoria era come la cucina della nostra casa. La “signora Lincosta”, come la chiamavamo noi ragazzi, era come una madre per tutti noi. Alle 17 si faceva merenda. Spesso con pane e olio e pomodori, seduti tutti sullo scalino, a quell’ora all’ombra, vicini vicini. E quando, da adulti, si andava a mangiare lì, era come tornare a mangiare a casa di mammà: cicoria e patate, scaloppine alla ghiotta, frecantonio... Era come stare a casa, in cucina. «Buongiorno, Maestro!». Il Maestro Vittorio c’era sempre, al tavolo all’angolo. Anche lui come se fosse a casa. La sua, di casa, al terzo piano, oggi non c’è più. La trattoria s’è trasferita definitivamente da Riccardo alla Cerella: sempre aria di casa, ma non è casa. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quella luce della pietra bianca dei palazzi tutt’attorno e sul selciato era unica. Poteva fare anche quaranta gradi, ma dentro quel quadrilatero il sole a picco ti accarezzava le gote senza darti fastidio. Una sorta di sauna abbagliante di luce bianca. In mezzo alla piazza ti sentivi come su un set. Dentro un maniero risplendente di bianco. Oggi le pietre bianche squadrate sono tutte a terra, cimitero di pietra. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quei due leoni in pietra a guardia della porta della chiesa erano tutto per noi ragazzi del quartiere. Non per il loro valore storico-archeologico nè per quello estetico. Il basamento in pietra dei due leoni, infatti, delimitava sul sagrato le due porte di una sorta di “jorkyball” (il mini calcetto dentro una “gabbia“) ante-litteram. Infinite le partite due-contro-due perchè era quasi impossibile segnare un gol... ai leoni a guardia della mini-porte. Riccardo, Carlo, Enrico, Ugo, Danilo, Massimiliano... Oggi, Massimiliano non c’è più. Se ne è andato per un infarto, a 44 anni, sfollato a Ortona. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quella trattoria era come la cucina della nostra casa. La “signora Lincosta”, come la chiamavamo noi ragazzi, era come una madre per tutti noi. Alle 17 si faceva merenda. Spesso con pane e olio e pomodori, seduti tutti sullo scalino, a quell’ora all’ombra, vicini vicini. E quando, da adulti, si andava a mangiare lì, era come tornare a mangiare a casa di mammà: cicoria e patate, scaloppine alla ghiotta, frecantonio... Era come stare a casa, in cucina. «Buongiorno, Maestro!». Il Maestro Vittorio c’era sempre, al tavolo all’angolo. Anche lui come se fosse a casa. La sua, di casa, al terzo piano, oggi non c’è più. La trattoria s’è trasferita definitivamente da Riccardo alla Cerella: sempre aria di casa, ma non è casa. Quant’era bella piazza San Pietro!
Quella luce della pietra bianca dei palazzi tutt’attorno e sul selciato era unica. Poteva fare anche quaranta gradi, ma dentro quel quadrilatero il sole a picco ti accarezzava le gote senza darti fastidio. Una sorta di sauna abbagliante di luce bianca. In mezzo alla piazza ti sentivi come su un set. Dentro un maniero risplendente di bianco. Oggi le pietre bianche squadrate sono tutte a terra, cimitero di pietra. Quant’era bella piazza San Pietro!
Angelo De Nicola