A Tornimparte Celestino Insegna la Pace
di Marianna Gianforte
Passato e presente. Storia e politica. Arte e Pace si sono intrecciate, il 25 settembre scorso, nella suggestiva chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte (XIII sec.) per la presentazione del libro "La maschera di Celestino" del giornalista Angelo De Nicola.
Una piccola chiesa per un dibattito importante sia per la complessità degli argomenti affrontati, sia per la presenza di ospiti illustri, quali il consigliere regionale dell'Aquila Giorgio De Matteis, il portavoce del sindaco della città di Pescara Marco Presutti (avrebbe dovuto partecipare lo stesso primo cittadino pescarese Luciano D'Alfonso, assente all’ultimo momento a causa della morte, per suicidio, del figlio dell'assessore comunale D'Amico), il giornalista Giampaolo Arduini, moderatore dell'incontro e, naturalmente, l'autore del libro Angelo De Nicola.
Le dimissioni clamorose di Papa Celestino V e l'affermazione di un messaggio di Pace quotidiano, politico, economico, spirituale insieme, rivoluzionario settecento anni fa ed attualissimo oggi, ma anche il mistero che ancora sovrasta molti aspetti della vita e delle opere del Santo: sono i temi su cui è stato eretto un confronto fra esperti all'interno dello scenario intriso dell'arte di Saturnino Gatti, dei cui affreschi è ricca la chiesa di San Panfilo, ed il saperlo citato nel libro ha prodotto senz'altro un guizzo d'orgoglio in una platea in realtà non soltanto tornimpartese. Significativamente tra i presenti, per esempio, anche il sindaco dell'Aquila Biagio Tempesta.
Ma chi è Saturnino Gatti? E chi, soprattutto, Celestino V, il Papa Santo? E' quel che ha cercato di spiegare l'autore al pubblico in un assaggio preventivo del suo racconto storico-poliziesco, attraverso la descrizione delle tappe principali lungo le quali la storia si esplica e con l'ausilio di immagini. Un salto in una storia che sa di santità, nel bel mezzo della festa tutta profana e mangereccia della Sagra della Panonta, all'interno della quale l'Associazione culturale "Fonte Vecchia" ha accolto l'evento.
Prima di entrare nel vivo del dibattito, Angelo De Nicola ha voluto ricordare con solidarietà e commozione il giovane suicidatosi quello stesso giorno a Pescara, saluto al quale si sono associati tutti gli intervenuti, ed un pensiero è andato, inevitabilmente, anche all'avvocato Libero Masi (che, quale referente del movimento ”Slow Food”, è stato molto vicino alla Festa della Panonta) e sua moglie, barbaramente uccisi qualche mese fa a Nereto da presunti rapinatori.
Un assaggio preventivo, dicevamo, del viaggio nella storia che è "La maschera di Celestino" e nella sua atmosfera di mistero e suspense, attraverso le immagini: l'affresco di San Ludovico Re presso la chiesa di S. Pietro a Coppito dell’Aquila, che per secoli ha nascosto un affresco di Celestino V stesso; il quadro raffigurante la Traslazione della Santa Casa, di Saturino Gatti, esposto nel Metropolitan Museum di New York. Ancora: l'affresco che rappresenta l’Eremita che poi sarà fatto Santo col nome di San Pietro Angelerio che rinuncia alle insegne papali di fronte a San Michele Arcangelo, nella Basilica di Collemaggio, anch'esso del Gatti; il cranio di Celestino V inconfutabilmente forato da un chiodo; il Codice celestiniano custodito nel Castello cinquecentesco e l'effigie di Aldo Moro lungo via Caetani a Roma, dove ne fu rinvenuto il cadavere.
Su queste tracce l'autore ha delineato la vita di Celestino, che s'intreccia a volte con la storia, altre con la leggenda, sottolineando la portata universale ed a-temporale del suo messaggio di pace, più che mai comprensibile nel particolare momento storico che stiamo vivendo.
"Un profeta disarmato" che in pochissimi mesi di papato "blocca i tribunali speciali, mette gli inquisiti sotto la sua protezione, ferma le Crociate...". Un piccolo eremita che non esita a donare l'indulgenza anche ai poveri - il perdono non è un privilegio dei ricchi - e ad "imporre la Pace" lungo i tratturi abruzzesi e molisani, perché consapevole che sarebbe stata anche un efficace "volano sotto il profilo civile ed economico" della città. Un uomo non già ignorante ed incapace come a molti è piaciuto vederlo, ma "energico e deciso".
Aldo Moro: "che c'entra?" La sua presenza nel racconto significa molte cose: è innanzitutto un pretesto tecnico che permette alla trama di evolvere ed al "gioco dell'oca" di procedere di un altro tassello; rappresenta, poi, un parallelismo ardito ma efficace tra due personaggi che hanno cercato, in tempi, luoghi e sfere di competenza differenti di combattere contro "ogni forma di gestione crudele del potere", temporale o ecclesiastico che fosse. E' uno stratagemma narrativo che eleva la figura dell'esponente politico allo stesso prestigio di Celestino V e viceversa, ma questo non deve stupire perché un racconto, in quanto tale, in quanto storia che cresce tra le dita di un artefice, può permettersi paragoni arditi se i fini sono nobili.
Il libro di De Nicola, dunque, non è solo un romanzo da leggere, un giallo da risolvere, in cui la vita di San Pietro Angelerio s'intreccia alle vicende dei Templari, di Gioacchino Da Fiore e Benedetto Caetani (ovvero Bonifacio VIII). E' innanzitutto una riflessione sull'epoca contemporanea, contingente in cui è difficile che le tre grandi religioni monoteiste, che hanno da sempre lo scopo di evangelizzare il mondo e di espandersi nel mondo, instaurino un dialogo. E' una provocazione che incita un maggiore impegno da parte della gente comune, ma anche di coloro che ricoprono ruoli di gestione della sfera pubblica e religiosa, ad instaurare una Pace universale.
Nel racconto, infatti, trovano spazio grandi uomini: Papa Bonifacio VIII, Gregorio X, Carlo II D'Angiò, Aldo Moro, non per un'inutile dimostrazione di invettiva ed erudizione, ma per indicarne le responsabilità, come se fossero loro, insieme a Celestino, i veri protagonisti della storia.
Ciò che i due personaggi cercano di scoprire affannosamente, è di fronte ai loro stessi occhi, ed assurge a simbolo di tutte le emergenze mondiali che premono per una risoluzione che è sostanzialmente semplice: la Pace, la fame nel mondo, l'inquinamento terrestre.
Questa "fiction vestita da romanzo", per dirla con l'autore, va al di là di una escursione turistico-virtuale in una splendida città: è dunque un libro impegnato ed impegnativo, che si schiera dalla parte delle dimissioni di Papa Celestino V, fatte "per dovere"di non cedere ai compromessi di una chiesa corrotta ed aristocratica. Un dimissionario da prendere ad esempio, in una realtà politica nazionale in cui le dimissioni piovono quotidiane (tutti vigliacchi?), che dimostrò di essere un "duro e puro"; Pietro Angelerio, infatti, "vinse la scommessa più difficile per chi va al potere, cioè restare se stesso...a differenza della maggioranza", per questo è facile tacciarlo di vigliaccheria anziché vederne un uomo coerente.
Le dimissioni di Celestino rimandano inevitabilmente alle polemiche che ogni anno seguono la cerimonia della Perdonanza, aspetto descritto, nell'incontro a Tornimparte, dal consigliere De Matteis, suo tempore sovrintendente alla Perdonanza (proprio come uno dei due personaggi del romanzo), che ha vissuto personalmente le tensioni e le fatiche derivanti dall'organizzazione del più grande evento laico e religioso della città. Ha raccontato, con una ficcante dialettica ironica e pungente, aneddoti e segreti di quell'edizione sorvolando, però, un'altra questione legata, eccome, alle tematiche affrontate da Angelo De Nicola: lo scandalo della 709.ma Perdonanza celestiniana, con i suoi buchi finanziari e Premi per la Pace mai consegnati. Episodio che è stato senz'altro d'insegnamento visto che, tra un buon proposito e l'altro, l'edizione del 2005 è stata tra le più connotate religiosamente, poco mondana e molto vicina alla gente che vuol sentir parlare di Pace e di perdono. Celestino docet.
Passato e presente. Storia e politica. Arte e Pace si sono intrecciate, il 25 settembre scorso, nella suggestiva chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte (XIII sec.) per la presentazione del libro "La maschera di Celestino" del giornalista Angelo De Nicola.
Una piccola chiesa per un dibattito importante sia per la complessità degli argomenti affrontati, sia per la presenza di ospiti illustri, quali il consigliere regionale dell'Aquila Giorgio De Matteis, il portavoce del sindaco della città di Pescara Marco Presutti (avrebbe dovuto partecipare lo stesso primo cittadino pescarese Luciano D'Alfonso, assente all’ultimo momento a causa della morte, per suicidio, del figlio dell'assessore comunale D'Amico), il giornalista Giampaolo Arduini, moderatore dell'incontro e, naturalmente, l'autore del libro Angelo De Nicola.
Le dimissioni clamorose di Papa Celestino V e l'affermazione di un messaggio di Pace quotidiano, politico, economico, spirituale insieme, rivoluzionario settecento anni fa ed attualissimo oggi, ma anche il mistero che ancora sovrasta molti aspetti della vita e delle opere del Santo: sono i temi su cui è stato eretto un confronto fra esperti all'interno dello scenario intriso dell'arte di Saturnino Gatti, dei cui affreschi è ricca la chiesa di San Panfilo, ed il saperlo citato nel libro ha prodotto senz'altro un guizzo d'orgoglio in una platea in realtà non soltanto tornimpartese. Significativamente tra i presenti, per esempio, anche il sindaco dell'Aquila Biagio Tempesta.
Ma chi è Saturnino Gatti? E chi, soprattutto, Celestino V, il Papa Santo? E' quel che ha cercato di spiegare l'autore al pubblico in un assaggio preventivo del suo racconto storico-poliziesco, attraverso la descrizione delle tappe principali lungo le quali la storia si esplica e con l'ausilio di immagini. Un salto in una storia che sa di santità, nel bel mezzo della festa tutta profana e mangereccia della Sagra della Panonta, all'interno della quale l'Associazione culturale "Fonte Vecchia" ha accolto l'evento.
Prima di entrare nel vivo del dibattito, Angelo De Nicola ha voluto ricordare con solidarietà e commozione il giovane suicidatosi quello stesso giorno a Pescara, saluto al quale si sono associati tutti gli intervenuti, ed un pensiero è andato, inevitabilmente, anche all'avvocato Libero Masi (che, quale referente del movimento ”Slow Food”, è stato molto vicino alla Festa della Panonta) e sua moglie, barbaramente uccisi qualche mese fa a Nereto da presunti rapinatori.
Un assaggio preventivo, dicevamo, del viaggio nella storia che è "La maschera di Celestino" e nella sua atmosfera di mistero e suspense, attraverso le immagini: l'affresco di San Ludovico Re presso la chiesa di S. Pietro a Coppito dell’Aquila, che per secoli ha nascosto un affresco di Celestino V stesso; il quadro raffigurante la Traslazione della Santa Casa, di Saturino Gatti, esposto nel Metropolitan Museum di New York. Ancora: l'affresco che rappresenta l’Eremita che poi sarà fatto Santo col nome di San Pietro Angelerio che rinuncia alle insegne papali di fronte a San Michele Arcangelo, nella Basilica di Collemaggio, anch'esso del Gatti; il cranio di Celestino V inconfutabilmente forato da un chiodo; il Codice celestiniano custodito nel Castello cinquecentesco e l'effigie di Aldo Moro lungo via Caetani a Roma, dove ne fu rinvenuto il cadavere.
Su queste tracce l'autore ha delineato la vita di Celestino, che s'intreccia a volte con la storia, altre con la leggenda, sottolineando la portata universale ed a-temporale del suo messaggio di pace, più che mai comprensibile nel particolare momento storico che stiamo vivendo.
"Un profeta disarmato" che in pochissimi mesi di papato "blocca i tribunali speciali, mette gli inquisiti sotto la sua protezione, ferma le Crociate...". Un piccolo eremita che non esita a donare l'indulgenza anche ai poveri - il perdono non è un privilegio dei ricchi - e ad "imporre la Pace" lungo i tratturi abruzzesi e molisani, perché consapevole che sarebbe stata anche un efficace "volano sotto il profilo civile ed economico" della città. Un uomo non già ignorante ed incapace come a molti è piaciuto vederlo, ma "energico e deciso".
Aldo Moro: "che c'entra?" La sua presenza nel racconto significa molte cose: è innanzitutto un pretesto tecnico che permette alla trama di evolvere ed al "gioco dell'oca" di procedere di un altro tassello; rappresenta, poi, un parallelismo ardito ma efficace tra due personaggi che hanno cercato, in tempi, luoghi e sfere di competenza differenti di combattere contro "ogni forma di gestione crudele del potere", temporale o ecclesiastico che fosse. E' uno stratagemma narrativo che eleva la figura dell'esponente politico allo stesso prestigio di Celestino V e viceversa, ma questo non deve stupire perché un racconto, in quanto tale, in quanto storia che cresce tra le dita di un artefice, può permettersi paragoni arditi se i fini sono nobili.
Il libro di De Nicola, dunque, non è solo un romanzo da leggere, un giallo da risolvere, in cui la vita di San Pietro Angelerio s'intreccia alle vicende dei Templari, di Gioacchino Da Fiore e Benedetto Caetani (ovvero Bonifacio VIII). E' innanzitutto una riflessione sull'epoca contemporanea, contingente in cui è difficile che le tre grandi religioni monoteiste, che hanno da sempre lo scopo di evangelizzare il mondo e di espandersi nel mondo, instaurino un dialogo. E' una provocazione che incita un maggiore impegno da parte della gente comune, ma anche di coloro che ricoprono ruoli di gestione della sfera pubblica e religiosa, ad instaurare una Pace universale.
Nel racconto, infatti, trovano spazio grandi uomini: Papa Bonifacio VIII, Gregorio X, Carlo II D'Angiò, Aldo Moro, non per un'inutile dimostrazione di invettiva ed erudizione, ma per indicarne le responsabilità, come se fossero loro, insieme a Celestino, i veri protagonisti della storia.
Ciò che i due personaggi cercano di scoprire affannosamente, è di fronte ai loro stessi occhi, ed assurge a simbolo di tutte le emergenze mondiali che premono per una risoluzione che è sostanzialmente semplice: la Pace, la fame nel mondo, l'inquinamento terrestre.
Questa "fiction vestita da romanzo", per dirla con l'autore, va al di là di una escursione turistico-virtuale in una splendida città: è dunque un libro impegnato ed impegnativo, che si schiera dalla parte delle dimissioni di Papa Celestino V, fatte "per dovere"di non cedere ai compromessi di una chiesa corrotta ed aristocratica. Un dimissionario da prendere ad esempio, in una realtà politica nazionale in cui le dimissioni piovono quotidiane (tutti vigliacchi?), che dimostrò di essere un "duro e puro"; Pietro Angelerio, infatti, "vinse la scommessa più difficile per chi va al potere, cioè restare se stesso...a differenza della maggioranza", per questo è facile tacciarlo di vigliaccheria anziché vederne un uomo coerente.
Le dimissioni di Celestino rimandano inevitabilmente alle polemiche che ogni anno seguono la cerimonia della Perdonanza, aspetto descritto, nell'incontro a Tornimparte, dal consigliere De Matteis, suo tempore sovrintendente alla Perdonanza (proprio come uno dei due personaggi del romanzo), che ha vissuto personalmente le tensioni e le fatiche derivanti dall'organizzazione del più grande evento laico e religioso della città. Ha raccontato, con una ficcante dialettica ironica e pungente, aneddoti e segreti di quell'edizione sorvolando, però, un'altra questione legata, eccome, alle tematiche affrontate da Angelo De Nicola: lo scandalo della 709.ma Perdonanza celestiniana, con i suoi buchi finanziari e Premi per la Pace mai consegnati. Episodio che è stato senz'altro d'insegnamento visto che, tra un buon proposito e l'altro, l'edizione del 2005 è stata tra le più connotate religiosamente, poco mondana e molto vicina alla gente che vuol sentir parlare di Pace e di perdono. Celestino docet.
Marianna Gianforte